domenica 3 novembre 2013

Cristiani per il socialismo (degli imbecilli)

Sono tornato oggi dal Convegno Nazionale delle Comunità Cristiane di Base italiane, tenutosi a Castel San Pietro Terme (Bologna) tra il 1 ed il 3 Novembre 2013.

È stata una magnifica esperienza, su cui magari tornerò per evidenziare gli aspetti positivi; purtroppo ora desidero evidenziare un aspetto negativo, piccolo nell'economia generale del convegno, ma non per questo meno spiacevole: l'antisemitismo nel mondo cristiano non è affatto scomparso.

Se ne è lamentato Dom Giovanni Franzoni, che citando diverse fonti rabbiniche su Gesù ha detto che l'ignorare ciò che gli ebrei hanno da dire è una forma di antisemitismo di cui noi non ci siamo ancora sbarazzati; io mi lamento di una persona che ha detto che Israele sta facendo ai palestinesi l'equivalente morale di quello che Hitler faceva agli ebrei, cioè un genocidio del popolo palestinese.

Credo di capire da dove vengono queste considerazioni: la Comunità di Base di San Paolo a Roma attiva un "Soccorso Sociale per il popolo palestinese", attività in sé assai meritoria perché non si può negare che i palestinesi vivano in una situazione di grave disagio ed abbiano bisogno di aiuto; purtroppo ci sono persone che, molto solerti nello spegnere gli entusiasmi utopistici delle donne che rimpiangono le società matrifocali, prendono invece per oro colato tutto il male che sentono dire sugli israeliani.

La prima cosa da dire è che genocidio è una parola grossa, che definisce un grave reato, e come tutti i reati ha una definizione tassativa che qui riporto (da Wikipedia):
« Uno dei seguenti atti effettuato con l'intento di distruggere, totalmente o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale: 
  • Uccidere membri del gruppo; 
  • Causare seri danni fisici o mentali a membri del gruppo; 
  • Influenzare deliberatamente le condizioni di vita del gruppo con lo scopo di portare alla sua distruzione fisica totale o parziale; 
  • Imporre misure tese a prevenire le nascite all'interno del gruppo; 
  • Trasferire forzatamente bambini del gruppo in un altro gruppo. »
Quello che fa Israele ai palestinesi è grave, ma non risponde alla definizione data. Accusare Israele di genocidio serve soltanto a dare ai suoi propagandisti il pretesto per dire che chi critica Israele è disinformato nel migliore dei casi, in malafede nel peggiore.

Una critica veramente incisiva ad Israele deve dire solo questo: Israele vuole la Cisgiordania, ma non i suoi abitanti, e soprattutto non vuole che questi abitanti abbiano il diritto di voto in Israele, perché presto determinerebbero il destino non solo loro ma anche degli ebrei israeliani ridotti ad una minoranza.

Per evitare che questo accada, da una parte si continua a mantenere la Cisgiordania in un regime di occupazione, senza dare ai palestinesi né l'indipendenza né la cittadinanza, dall'altra se ne saccheggiano le risorse e si tengono i palestinesi in condizione di povertà (Moshe Dayan parlava apertamente di "vita da cani"), nella speranza che essi abbandonino infine la loro terra.

Privare dei diritti politici una popolazione intera (e fare dei suoi diritti civili una farsa) per indurla all'esodo è una cosa molto grave, documentata da decenni da qualsiasi organismo internazionale degno del nome, e di cui alcuni politici israeliani menano pure vanto.

Sarebbe più che sufficiente per criticare ferocemente Israele; ma ci sono persone che non si accontentano di questo, e nuocciono alla loro causa ed all'opinione che si può avere della loro intelligenza.

Infatti tutti dovrebbero sapere che Adolph Hitler non basava il suo antisemitismo soltanto su una teoria razziale, ma anche sul ritenere gli ebrei nemici giurati della Germania - lui presentava la sua politica antiebraica come la necessità di uccidere il nemico in agguato che, a suo dire, aveva già pugnalato alle spalle la Germania nel 1918 e, sempre a suo dire, aveva provocato la Seconda Guerra Mondiale, ed in quella guerra usava gli Alleati come utili idioti contro la Germania.

Dire che gli israeliani (ebrei) si comportano con i palestinesi in modo moralmente equivalente a quello di Hitler con gli ebrei significa avere degli ebrei la stessa opinione di Adolph Hitler: ovvero degli esseri essenzialmente malvagi da sterminare per non esserne vittime.

Le uniche persone che possono avere interesse a diffondere quest'opinione sono gli ammiratori del Gran Muftì Hajj Amin Al-Husayni (189?-1974); riassumendo quello che ne dice il Museo Americano dell'Olocausto, questi fu nominato dalle autorità britanniche Gran Muftì [ovvero l'autorità islamica suprema nel territorio] della Palestina mandataria nel 1921 - e tale rimase fino al 1937, quando fuggì per non essere arrestato.

L'obbiettivo del Gran Muftì era quello di creare un'entità politica panaraba di cui diventare la guida spirituale, ed abrogare i trattati internazionali che stabilivano un "Focolare Ebraico" in Palestina.

Non è che il Corano sia generoso con gli ebrei, ma l'antisemitismo del Gran Muftì andava oltre quello che l'islam autorizza, ed egli si trovò a collaborare con la Germania nazista e l'Italia fascista già dal 1933, in quanto percepiva i due paesi come nemici della Gran Bretagna e potenziali alleati del mondo arabo.

Semplificando una storia complicata, si può dire che tentò sempre di ottenere aiuto militare per un'insurrezione panaraba, aiuto che non ebbe mai, anche perché la Germania non voleva ostacolare le ambizioni coloniali dell'Italia, che uno stato panarabo indipendente avrebbe certamente frustrato.

Giunto in Italia nel 1941, dopo essere stato un membro chiave del governo dell'Iraq nato da un colpo di stato e che si era schierato con la Germania nazista (e per questo gli inglesi avevano invaso il paese ed abbattuto quel governo), cominciò ad aiutare quelli che prima vedeva come alleati ed ora erano diventati i suoi padroni, con delle trasmissioni da Radio Berlino in cui dichiarava la guerra santa contro gli inglesi, istigava i mussulmani che potevano farlo ad arruolarsi nelle file  naziste (e furono infatti reclutate in Jugoslavia delle divisioni di SS mussulmane), mostrando un antisemitismo direttamente ispirato dalla propaganda nazista (vedete qui alcuni dettagli) e, secondo Bernard Lewis, pure conoscenza di prima mano dell'Olocausto nel suo svolgersi.

Tra le cose più spiacevoli che vengono attribuite al Gran Muftì c'è anche l'aver tentato di sabotare le trattative che la Germania nazista aveva intavolato con gli alleati nel 1943 attraverso la Croce Rossa per salvare dei bambini ebrei mandandoli in Palestina; la proposta alternativa del Gran Muftì era di mandare i bambini in Polonia per "tenerli sotto stretto controllo", e viene il sospetto che quella frase fosse un eufemismo paragonabile al "Sonderbehandlung = trattamento speciale" con cui i nazisti definivano lo sterminio degli ebrei.

Le trattative non ebbero alcun successo, e non per colpa del Gran Muftì; è interessante però notare che Israele non vieta a molte ONG di aiutare i bambini palestinesi (pur ostacolandone spesso l'opera), sia dentro che fuori dei territori che controlla; il Gran Muftì non ebbe la stessa misericordia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il Gran Muftì divenne un attivista della causa palestinese, non cessando però di invocare la distruzione di Israele e di essere un feroce antisemita, fino alla morte.

Io penso che i palestinesi abbiano diritto al loro stato indipendentemente dalle malefatte del Gran Muftì, allo stesso modo in cui le malefatte di Hitler e Mussolini non hanno privato l'Italia della sua indipendenza e la Germania della possibilità di riunificarsi infine (ed Israele fa cose meno gravi di quelle che abbiamo fatto noi a libici, etiopici ed jugoslavi).

Però, se non si rigetta il Gran Muftì come in Italia e Germania si sono rigettati Mussolini ed Hitler, e come le chiese cristiane hanno rigettato la copertura teo/ideologica dell'apartheid che hanno dato alcune consorelle riformate sudafricane (ed alcuni ebrei stanno cominciando a chiedere ragione dell'appoggio, pratico ma non teorico, che all'apartheid diedero le loro istituzioni comunitarie nel paese; per quanto riguarda il sostegno militare israeliano al regime sudafricano, non è un segreto per nessuno che Israele purtroppo vende armi a chiunque paghi, per timore di non poter mantenere altrimenti un'industria bellica all'altezza di un paese che si trova a dominare il passaggio terrestre tra Asia ed Africa ed incombe sul Canale di Suez - non è una bella cosa, ma non indica una particolare contiguità ideologica con il razzismo sudafricano), e non ci si rende conto che gli argomenti simil-nazisti servono soltanto a nuocere alla causa palestinese, non si fa un passo avanti.

E non si deve essere essere tanto ingenui da non sapere che la lotta anticoloniale (Israele è dal 1967 una potenza coloniale), pur necessaria, non è a prova di infiltrazione nazifascista. Lo hanno dimostrato coloro che instaurarono il regime iraqeno a cui ho accennato prima, la diffusione da best seller che hanno nel mondo arabo i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, iniziata dai nazisti, proseguita dai sovietici, e mai più interrotta, e gli intellettuali e politici filofascisti come il Gran Muftì in Palestina (nonché Avraham Stern nella Palestina mandataria, e Chandra Bose in India, tanto per citare altri infami) che hanno avuto modo di inquinare quella lotta.

È quindi perfettamente possibile trovare arabi e palestinesi che hanno assimilato idee naziste allo stesso modo in cui le hanno assimilate degli italiani; il provenire da paesi extraeuropei non garantisce il non essere stati esposti al virus nazista - garantisce semmai che in quei paesi non si trovino le cure (solo discretamente) efficaci che si trovano in Europa. Quindi ... la stessa vigilanza che si adopera in Italia contro pericolose deviazioni di movimenti politici in sé promettenti va usata anche verso le formazioni politiche extraeuropee.

Molti esponenti delle Comunità di Base diedero vita ai Cristiani per il Socialismo; si trattava di una formazione meritoria, ma già alla fine dell''800 il democratico Ferdinand Kronawetter, il socialdemocratico August Ferdinand Bebel ed il comunista Vladimir Il'ic Lenin concordarono che "l'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli". Sembra che non tutti lo abbiano imparato.

Raffaele Ladu

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