lunedì 25 novembre 2013

Una polemica interreligiosa fatta con stile

[1] http://queercrystal.blogspot.it/2009/04/il-programma-di-hillel-ed-aqiva.html

"Chi si loda si imbroda", si dice, ma, visto che per i cristiani è inevitabile confrontarsi con gli ebrei, e rimarcare le differenze tra i primi ed i secondi, ho pensato di citare il mio vecchio post [1] come esempio di polemica fatta con stile.

In [1] volevo semplicemente spiegare perché l'halakhah, la legge religiosa ebraica, pur assomigliando alla filosofia morale, non si può confondere con essa. Poiché voglio che il mio comportamento sia determinato da una legge razionale, anziché rivelata, questo equivaleva ad un commiato amichevole dall'ebraismo.

Però, non sentivo il bisogno di trasformare il mio distacco dall'ebraismo in astio, ed ho cercato anzi di mostrare che l'halakhah ha molti più pregi di quelli che la maggior parte dei non ebrei è disposta a riconoscerle, pregi che anche un filosofo morale può apprezzare.

Non è altrettanto facile per chi professa una religione come quella cristiana dichiarare: "L'ebraismo è una buona religione, ma ci sono dei validi motivi perché io non la professi", anche perché dir questo impone di studiare l'ebraismo andando oltre gli stereotipi, e capire bene perché si vuole prendere le distanze da esso.

Nel caso cristiano, il grosso problema è l'"eredità contesa", ovvero, chi è il degno continuatore del medio giudaismo? L'ebraismo rabbinico od il cristianesimo? Finché si ha questo atteggiamento, alimentato ahinoi dal Nuovo Testamento e da alcuni testi ebraici non privi di vis polemica, non si riesce ad avere la serenità di chi serve Dio a suo modo ed ammette volentieri che altri in buona fede vogliano farlo in modo diverso.

Inoltre, un buon consiglio che ci si rifiuta spesso di seguire è il tenere ben separato il piano delle idee (in cui una polemica ben condotta può diventare dialettica chiarificatrice) da quello delle identità, che spesso diventano il pretesto per radunare un gruppo di persone da insultare, discriminare, e colpire, se non addirittura sopprimere.

In [1] ho evitato di attribuire a chi si attiene all'halakhah caratteristiche negative, anzi, ho voluto mostrare quanto raffinati siano i suoi modi di pensare, anche se non li condivido appieno. Spero che altri imitino il mio esempio.

Raffaele Ladu

giovedì 21 novembre 2013

Illuminare il sabato: lampada alogena o a LED?

Gli ebrei osservanti che eventualmente leggessero questo post diranno certamente: "Grazie, sono cose che sappiamo benissimo"; poiché però ci sono certamente parenti, amici e conoscenti che vogliono essere loro utili, ma queste cose non le sanno, ho ritenuto opportuno scrivere questo post.

Di sabato (cioè dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato, più una fascia di rispetto prima e dopo la cui ampiezza varia da comunità a comunità) un ebreo osservante si guarda bene dall'azionare un interruttore elettrico; le motivazioni di questa proibizione variano a seconda dell'apparecchio elettrico azionato, ed a me interessa il caso della lampada elettrica.

La prima lampada elettrica era ad incandescenza: prima si usava un filo di carbone sotto vuoto, poi di metallo (una lega di tungsteno); poiché questo filamento viene riscaldato dalla corrente che ci passa fino a produrre luce, accendere una lampada di questo tipo di sabato viola il comandamento biblico di accendere un fuoco, e spegnere questa lampada viola l'altrettanto biblico comandamento di spegnerlo intenzionalmente.

Le proibizioni bibliche vanno osservate severamente: soltanto il rischio concreto per una vita umana autorizzerebbe a violarle - quindi una lampada ad incandescenza un ebreo si augura di non doverla mai usare di sabato.

Per questo nelle case degli ebrei osservanti le lampade elettriche di sabato vengono gestite da un timer: se viene programmato prima di sabato, il suo uso è pienamente lecito.

Le lampade alogene sono delle lampade ad incandescenza migliorate: un'atmosfera di iodio circonda il filamento, consentendo di scaldarlo a temperatura maggiore senza diminuirne la durata, ed aumentando il rendimento luminoso - purtroppo, è sempre il calore a produrre luce, e questo vieta l'uso anche di queste lampade di sabato.

L'UE ha vietato la vendita delle lampade ad incandescenza, a causa del loro basso rendimento luminoso, e consente solo la vendita di lampade alogene, fluorescenti ed a LED.

Una lampada fluorescente usa calore solo al momento dell'accensione, per innescare la scarica elettrica in un gas; questa scarica produce luce visibile e raggi ultravioletti - che vengono convertiti in luce visibile dal rivestimento interno del tubo di vetro.

L'uso del calore è molto limitato, ma non attenua la proibizione; invece le lampade a LED, non solo hanno il miglior rendimento luminoso, ma poiché non usano mai calore per convertire l'energia elettrica in energia luminosa, non fanno incorrere nella proibizione biblica di accendere o spegnere un fuoco di sabato.

Si incorre invece in una proibizione rabbinica: non creare nulla di nuovo (chiudendo un circuito elettrico, per esempio, mentre si accende la lampadina) e non distruggere nulla (aprendo il circuito al momento di spegnerla).

Per fortuna, è più facile trovare una scappatoia per disattendere una proibizione rabbinica - per esempio, perché osservare un divieto rabbinico rende difficile od impossibile osservare un precetto biblico - e quindi le lampade a LED sono le favorite dagli ebrei per motivi che vanno oltre il loro elevato rendimento luminoso.

Ovviamente, questo post è soltanto un accenno ad un problema halachico molto serio - serve solo ad avvertire che avere in casa delle lampade a LED non fa solo risparmiare sulla bolletta, ma rende la vita molto più facile ad eventuali amici ed ospiti ebrei.

Anche gli amministratori pubblici dovrebbero tenerne conto: in molte città i semafori pedonali diventano verdi soltanto se i pedoni premono un pulsante; se il pedone è un ebreo osservante, ed il semaforo usa lampade ad incandescenza, il pedone in questione di sabato non può attraversare la strada senza rischiare la pelle.

Passare alle lampade a LED in questo caso non salva solo le casse comunali.

Raffaele Ladu

giovedì 14 novembre 2013

L'imperfetto convenzionale, alias antigiudaico

Don Alberto Maggi scrive spesso cose interessanti, ma cade anche lui in un difetto comune a molti teologi cattolici: l'abuso dell'imperfetto.

Parlando del racconto che il Vangelo secondo Luca fa della vicenda di Zaccaria ed Elisabetta, genitori di Giovanni Battista, commenta il passo "... ed osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” [Luca 1:6, Traduzione CEI] in questo modo:
Rispettavano non solo le leggi, i comandamenti, i precetti, ma anche quelle 613 prescrizioni che costellavano tutta la giornata e la vita dell’individuo: da quando uno si alzava a quando uno andava a dormire.
La frase "quelle 613 prescrizioni che costellavano ..." è un doppio anacronismo.

Anacronismo da una parte perché gli ebrei continuano a classificare i comandamenti divini in 613 precetti, quindi il tempo imperfetto ("costellavano"), che indica un'azione durata a lungo ma ora conclusa, non è grammaticalmente corretto - gli ebrei esistono ancora e, testimone San Paolo, vivranno fino alla fine dei tempi.

Ma anacronismo lo è anche per un altro motivo: 613 è un numero perfetto di cui si sono date diverse interpretazioni - secondo la più antica, la gematria della parola "Torah" è 611, ed aggiungendo le prime due parole del Decalogo, comunicate direttamente da Dio ad Israele, senza la mediazione di Mosé come invece le altre otto, si arriva a 613.

La prima attestazione del numero 613 applicato ai precetti si trova nel Talmud, Makkot, 23b, che l'attribuisce a rav Simlai, vissuto in Eretz Yisrael/Filastin nel 3° Secolo Dopo Cristo, e che polemizzò con Origene (184/185-253/254) sulla Trinità. Non c'è prova che questo numero fosse stato già calcolato all'epoca di Gesù, anzi, di Zaccaria ed Elisabetta.

Inoltre, cosa curiosa è che, fino all'epoca di Maimonide (1135-1204), ogni elenco dei precetti ne elencava sì 613, ma ogni autore aveva la sua lista personale (la prima del genere è stata quella di Saadia Gaon [882/892 - 942]).

Fu Maimonide a standardizzare la lista con la propria autorevolezza (ma non convinse tutti - come ad esempio Nachmanide [1194-1270]), ed a dare la più bella delle interpretazioni: 613 è la somma di 365 precetti negativi (uno per ogni giorno dell'anno solare) e 248 precetti positivi (uno per ogni osso ed organo del corpo, secondo la medicina rabbinica).

Quindi dire che Zaccaria ed Elisabetta osservavano "quelle 613 prescrizioni" mi pare temerario: non sappiamo se il numero 613 fosse già stato calcolato, ed a quale lista di precetti eventualmente corrispondesse. Semmai, il Vangelo di Luca testimonia che il processo di "liofilizzazione" della religione ebraica in una lista di "mitzwot = precetti" era già in corso quando venne scritto.

Però questo anacronismo è significativo perché mostra un atteggiamento comune tra i cattolici: l'ebraismo non ha dimensione storica.

O viene presentato come un'esperienza già conclusa (anacronismo del primo tipo), oppure come un'entelechia, in cui non ha importanza accertare quando e perché ha assunto una certa caratteristica (anacronismo del secondo tipo), perché tutte ne esprimono comunque l'essenza - che l'ebraismo, come qualsiasi altra cultura vivente, entri in rapporto con le culture circostanti e le influenzi, o ne subisca l'influenza, a queste persone non viene proprio in mente.

Un giorno o l'altro scriverò una grammatica italiana in cui si parlerà di quello che vorrei chiamare "imperfetto convenzionale od antigiudaico", con cui l'autore descrive una caratteristica a lui sgradita della religione ebraica, ma senza accertarsi che il tempo imperfetto, delle azioni passate durature, magari iniziate prima di un'altra azione passata che fa da riferimento, ma sicuramente compiute nel tempo presente, sia adatto a ciò che descrive.

Se non si riesce ad impedire agli autori di abusare dell'imperfetto, si mettano perlomeno i lettori sull'avviso!

Le polemiche tra religioni sono lecite, chi ne pratica una la ritiene sicuramente migliore della concorrenza ed ha il diritto di dirlo e motivarlo - ma vanno fatte con stile.

Commettere anacronismi non vuol dire avere stile, ma fare autogol.

Raffaele Ladu

domenica 3 novembre 2013

Cristiani per il socialismo (degli imbecilli)

Sono tornato oggi dal Convegno Nazionale delle Comunità Cristiane di Base italiane, tenutosi a Castel San Pietro Terme (Bologna) tra il 1 ed il 3 Novembre 2013.

È stata una magnifica esperienza, su cui magari tornerò per evidenziare gli aspetti positivi; purtroppo ora desidero evidenziare un aspetto negativo, piccolo nell'economia generale del convegno, ma non per questo meno spiacevole: l'antisemitismo nel mondo cristiano non è affatto scomparso.

Se ne è lamentato Dom Giovanni Franzoni, che citando diverse fonti rabbiniche su Gesù ha detto che l'ignorare ciò che gli ebrei hanno da dire è una forma di antisemitismo di cui noi non ci siamo ancora sbarazzati; io mi lamento di una persona che ha detto che Israele sta facendo ai palestinesi l'equivalente morale di quello che Hitler faceva agli ebrei, cioè un genocidio del popolo palestinese.

Credo di capire da dove vengono queste considerazioni: la Comunità di Base di San Paolo a Roma attiva un "Soccorso Sociale per il popolo palestinese", attività in sé assai meritoria perché non si può negare che i palestinesi vivano in una situazione di grave disagio ed abbiano bisogno di aiuto; purtroppo ci sono persone che, molto solerti nello spegnere gli entusiasmi utopistici delle donne che rimpiangono le società matrifocali, prendono invece per oro colato tutto il male che sentono dire sugli israeliani.

La prima cosa da dire è che genocidio è una parola grossa, che definisce un grave reato, e come tutti i reati ha una definizione tassativa che qui riporto (da Wikipedia):
« Uno dei seguenti atti effettuato con l'intento di distruggere, totalmente o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale: 
  • Uccidere membri del gruppo; 
  • Causare seri danni fisici o mentali a membri del gruppo; 
  • Influenzare deliberatamente le condizioni di vita del gruppo con lo scopo di portare alla sua distruzione fisica totale o parziale; 
  • Imporre misure tese a prevenire le nascite all'interno del gruppo; 
  • Trasferire forzatamente bambini del gruppo in un altro gruppo. »
Quello che fa Israele ai palestinesi è grave, ma non risponde alla definizione data. Accusare Israele di genocidio serve soltanto a dare ai suoi propagandisti il pretesto per dire che chi critica Israele è disinformato nel migliore dei casi, in malafede nel peggiore.

Una critica veramente incisiva ad Israele deve dire solo questo: Israele vuole la Cisgiordania, ma non i suoi abitanti, e soprattutto non vuole che questi abitanti abbiano il diritto di voto in Israele, perché presto determinerebbero il destino non solo loro ma anche degli ebrei israeliani ridotti ad una minoranza.

Per evitare che questo accada, da una parte si continua a mantenere la Cisgiordania in un regime di occupazione, senza dare ai palestinesi né l'indipendenza né la cittadinanza, dall'altra se ne saccheggiano le risorse e si tengono i palestinesi in condizione di povertà (Moshe Dayan parlava apertamente di "vita da cani"), nella speranza che essi abbandonino infine la loro terra.

Privare dei diritti politici una popolazione intera (e fare dei suoi diritti civili una farsa) per indurla all'esodo è una cosa molto grave, documentata da decenni da qualsiasi organismo internazionale degno del nome, e di cui alcuni politici israeliani menano pure vanto.

Sarebbe più che sufficiente per criticare ferocemente Israele; ma ci sono persone che non si accontentano di questo, e nuocciono alla loro causa ed all'opinione che si può avere della loro intelligenza.

Infatti tutti dovrebbero sapere che Adolph Hitler non basava il suo antisemitismo soltanto su una teoria razziale, ma anche sul ritenere gli ebrei nemici giurati della Germania - lui presentava la sua politica antiebraica come la necessità di uccidere il nemico in agguato che, a suo dire, aveva già pugnalato alle spalle la Germania nel 1918 e, sempre a suo dire, aveva provocato la Seconda Guerra Mondiale, ed in quella guerra usava gli Alleati come utili idioti contro la Germania.

Dire che gli israeliani (ebrei) si comportano con i palestinesi in modo moralmente equivalente a quello di Hitler con gli ebrei significa avere degli ebrei la stessa opinione di Adolph Hitler: ovvero degli esseri essenzialmente malvagi da sterminare per non esserne vittime.

Le uniche persone che possono avere interesse a diffondere quest'opinione sono gli ammiratori del Gran Muftì Hajj Amin Al-Husayni (189?-1974); riassumendo quello che ne dice il Museo Americano dell'Olocausto, questi fu nominato dalle autorità britanniche Gran Muftì [ovvero l'autorità islamica suprema nel territorio] della Palestina mandataria nel 1921 - e tale rimase fino al 1937, quando fuggì per non essere arrestato.

L'obbiettivo del Gran Muftì era quello di creare un'entità politica panaraba di cui diventare la guida spirituale, ed abrogare i trattati internazionali che stabilivano un "Focolare Ebraico" in Palestina.

Non è che il Corano sia generoso con gli ebrei, ma l'antisemitismo del Gran Muftì andava oltre quello che l'islam autorizza, ed egli si trovò a collaborare con la Germania nazista e l'Italia fascista già dal 1933, in quanto percepiva i due paesi come nemici della Gran Bretagna e potenziali alleati del mondo arabo.

Semplificando una storia complicata, si può dire che tentò sempre di ottenere aiuto militare per un'insurrezione panaraba, aiuto che non ebbe mai, anche perché la Germania non voleva ostacolare le ambizioni coloniali dell'Italia, che uno stato panarabo indipendente avrebbe certamente frustrato.

Giunto in Italia nel 1941, dopo essere stato un membro chiave del governo dell'Iraq nato da un colpo di stato e che si era schierato con la Germania nazista (e per questo gli inglesi avevano invaso il paese ed abbattuto quel governo), cominciò ad aiutare quelli che prima vedeva come alleati ed ora erano diventati i suoi padroni, con delle trasmissioni da Radio Berlino in cui dichiarava la guerra santa contro gli inglesi, istigava i mussulmani che potevano farlo ad arruolarsi nelle file  naziste (e furono infatti reclutate in Jugoslavia delle divisioni di SS mussulmane), mostrando un antisemitismo direttamente ispirato dalla propaganda nazista (vedete qui alcuni dettagli) e, secondo Bernard Lewis, pure conoscenza di prima mano dell'Olocausto nel suo svolgersi.

Tra le cose più spiacevoli che vengono attribuite al Gran Muftì c'è anche l'aver tentato di sabotare le trattative che la Germania nazista aveva intavolato con gli alleati nel 1943 attraverso la Croce Rossa per salvare dei bambini ebrei mandandoli in Palestina; la proposta alternativa del Gran Muftì era di mandare i bambini in Polonia per "tenerli sotto stretto controllo", e viene il sospetto che quella frase fosse un eufemismo paragonabile al "Sonderbehandlung = trattamento speciale" con cui i nazisti definivano lo sterminio degli ebrei.

Le trattative non ebbero alcun successo, e non per colpa del Gran Muftì; è interessante però notare che Israele non vieta a molte ONG di aiutare i bambini palestinesi (pur ostacolandone spesso l'opera), sia dentro che fuori dei territori che controlla; il Gran Muftì non ebbe la stessa misericordia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il Gran Muftì divenne un attivista della causa palestinese, non cessando però di invocare la distruzione di Israele e di essere un feroce antisemita, fino alla morte.

Io penso che i palestinesi abbiano diritto al loro stato indipendentemente dalle malefatte del Gran Muftì, allo stesso modo in cui le malefatte di Hitler e Mussolini non hanno privato l'Italia della sua indipendenza e la Germania della possibilità di riunificarsi infine (ed Israele fa cose meno gravi di quelle che abbiamo fatto noi a libici, etiopici ed jugoslavi).

Però, se non si rigetta il Gran Muftì come in Italia e Germania si sono rigettati Mussolini ed Hitler, e come le chiese cristiane hanno rigettato la copertura teo/ideologica dell'apartheid che hanno dato alcune consorelle riformate sudafricane (ed alcuni ebrei stanno cominciando a chiedere ragione dell'appoggio, pratico ma non teorico, che all'apartheid diedero le loro istituzioni comunitarie nel paese; per quanto riguarda il sostegno militare israeliano al regime sudafricano, non è un segreto per nessuno che Israele purtroppo vende armi a chiunque paghi, per timore di non poter mantenere altrimenti un'industria bellica all'altezza di un paese che si trova a dominare il passaggio terrestre tra Asia ed Africa ed incombe sul Canale di Suez - non è una bella cosa, ma non indica una particolare contiguità ideologica con il razzismo sudafricano), e non ci si rende conto che gli argomenti simil-nazisti servono soltanto a nuocere alla causa palestinese, non si fa un passo avanti.

E non si deve essere essere tanto ingenui da non sapere che la lotta anticoloniale (Israele è dal 1967 una potenza coloniale), pur necessaria, non è a prova di infiltrazione nazifascista. Lo hanno dimostrato coloro che instaurarono il regime iraqeno a cui ho accennato prima, la diffusione da best seller che hanno nel mondo arabo i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, iniziata dai nazisti, proseguita dai sovietici, e mai più interrotta, e gli intellettuali e politici filofascisti come il Gran Muftì in Palestina (nonché Avraham Stern nella Palestina mandataria, e Chandra Bose in India, tanto per citare altri infami) che hanno avuto modo di inquinare quella lotta.

È quindi perfettamente possibile trovare arabi e palestinesi che hanno assimilato idee naziste allo stesso modo in cui le hanno assimilate degli italiani; il provenire da paesi extraeuropei non garantisce il non essere stati esposti al virus nazista - garantisce semmai che in quei paesi non si trovino le cure (solo discretamente) efficaci che si trovano in Europa. Quindi ... la stessa vigilanza che si adopera in Italia contro pericolose deviazioni di movimenti politici in sé promettenti va usata anche verso le formazioni politiche extraeuropee.

Molti esponenti delle Comunità di Base diedero vita ai Cristiani per il Socialismo; si trattava di una formazione meritoria, ma già alla fine dell''800 il democratico Ferdinand Kronawetter, il socialdemocratico August Ferdinand Bebel ed il comunista Vladimir Il'ic Lenin concordarono che "l'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli". Sembra che non tutti lo abbiano imparato.

Raffaele Ladu

mercoledì 4 settembre 2013

L'essenzialista dal volto umano

[0] "I bisessuali domineranno l'umanità". Il futuro secondo Umberto Veronesi

Un amico mi ha segnalato l'articolo [0] di Umberto Veronesi ritenendolo utile alla causa bisessuale; io non ne sono convinto, e vi spiego perché.

Citiamo questo brano:
"Più un uomo si avvicina a ruoli che non richiedono particolare mascolinità, come avveniva nell'antichità, tipo cacciare,  uccidere, combattere altri uomini, faticare per procurarsi il cibo, meno la sua ipofisi riceverà stimoli dall'ipotalamo e, giorno dopo giorno, i testicoli rallenteranno la loro funzionalità. Lo stesso discorso vale per la donna, costretta invece a sviluppare aggressività per imporsi socialmente, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità; per cui l'ovaio tende a ridurre la produzione di estrogeni, su istruzione dell'ipotalamo. Il risultato è che le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l'attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti".
e poi questo:
"E' inevitabile che la sessualità si evolva per aprirsi sempre più alla omosessualità e alla bisessualità, che del resto non sono fenomeni di quest'epoca;  basta pensare alla civiltà greca, che non ha mai stigmatizzato omosessualità e bisessualità come deviazioni. Va sottolineato che le gonadi acquisiscono le caratteristiche maschili o femminili solo intorno al secondo mese di vita intrauterina e una traccia di bisessualità biologicamente esiste in ognuno di noi. Le attuali condizioni sociali stanno facendo emergere con sempre maggiore evidenza questo aspetto; è ragionevole pensare che il trend continuerà stabilmente nel futuro, salvo grandi rivoluzioni socio-demografiche. E' un'evoluzione in corso che sfocerà in una nuova e più ampia sessualità, senza una data di inizio e una di fine". 
Il punto di partenza di Veronesi è la naturalizzazione della sessualità, anzi, l'eteronormatività, in quanto sostiene che:
(...)  le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l'attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti.
L'omosessualità non gode del medesimo status dell'eterosessualità nel discorso di Veronesi, in quanto non è un'attrazione "naturale" tra "poli opposti".

Più ambiguo è lo status della bisessualità nel discorso: si parte dal principio che ogni persona viene generata bisessuale ed una parte di bisessualità residua in ogni persona - e se "si attenua (...) l'attrazione reciproca", essa può riemergere ed influenzare il comportamento.

La bisessualità quindi è una forma di immaturità, giudizio in parte condiviso dall'omosessualità nel discorso di Veronesi - perché la piena maturità si ha quando corpi, generi e desideri sono polarmente opposti.

L'operazione di Veronesi, cioè legare desideri ed identità di genere al corpo, è evidente anche nel suo mettere insieme bisessualità, intersessualità e transessualità.

La bisessualità psichica ed il transgenderismo/transessualità sono spesso intrecciati, ma non si è ancora provato che hanno una comune origine in un particolare assetto psicofisiologico - del resto, il DSM-V ammette che la persona che soffre di "disforia di genere" può avere qualsiasi orientamento sessuale, e non è detto che sia bisessuale. Qui l'aggancio tra le due condizioni non funziona.

Per quanto riguarda transessualità ed intersessualità, sarebbe più facile agganciarle, perché, secondo diversi studi, chi soffre di "disforia di genere" avrebbe una struttura cerebrale più adatta al sesso verso il quale vuole migrare che a quello assegnatogli alla nascita (e, guarda caso, è stata eliminata dal DSM-V l'incompatibilità che prima esisteva tra una condizione di intersessualità e la diagnosi di "disforia di genere"), ma vorrei saperne di più prima di dire che sono due facce della stessa medaglia.

Veronesi lo considero un "essenzialista dal volto umano" perché, al contrario di quelli "con la faccia feroce", riconosce che il genere è socialmente costruito - ma questo solo perché, pur rintracciando nel corpo l'essenza della persona, riconosce che quest'essenza è aperta alle influenze sociali grazie al circuito ipotalamo-ipofisi.

La persona ha un sesso corporeo, ma questo sesso non è immutabile, ed ha un'elasticità paragonabile a quella del genere sociale - questo rende la matrice eterosessuale in Veronesi meno rigida, ma le fa conservare comunque la coerenza tra corpo, genere, desiderio.

Veronesi ha l'accortezza di misurare le persone non in base ad una  norma astratta ("Maschio e femmina [Dio] li creò", Genesi 1:27) ma in base alle esigenze sociali di un momento storico (mediate dal circuito ipotalamo-ipofisi), e così può rifiutarsi di trasformare un giudizio medico-legale (l'omosessualità meno naturale dell'eterosessualità e la bisessualità come forma di regressione) in un giudizio morale.

Ma non abbatte le basi dell'eterosessismo, anche se non trova nulla di sbagliato nel voler cambiare sesso.

Raffaele Ladu

mercoledì 15 maggio 2013

Multiparodia


Il 22 giugno 2013, al Palermo Pride, Rosario Crocetta celebra il matrimonio simbolico tra Franco Franchinstain, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Palermo, ed il nobile rumeno Dracuciccio Ingrassia, Ordinario di Medicina Legale alla medesima università.

“Quando e dove vi siete conosciuti?”, chiedono i giornalisti.

“Nel 1944 a Praga,” risponde Dracuciccio, e Franchinstain aggiunge: “Avevo già trentott’anni, ma mi sono innamorato come un ragazzino.”

“Lei ha 105 anni?!? Non ne dimostra più di 45!”, risponde sbalordito un cronista, ed i due cominciano a narrare la loro vita.

Franco Franchinstain si era laureato in Medicina e Chirurgia nel 1933 a Palermo, e specializzato in Ostetricia e Ginecologia nel 1937. Tutti predicevano che avrebbe avuto un radioso avvenire, perché le donne provavano per lui una grande fiducia scevra da tensione erotica – l’ideale per un medico a cui affidare i propri segreti più intimi.

Ma Franchinstain voleva diventare professore, e vinse il concorso a cattedre all’Università di Scholomance, presso Sibiu in Romania. Si trattava dell’università del demonio, dedita a ricerche segrete, e quella di Franchinstain era creare una vita artificiale.

Come spiegò in un articolo di cui sopravvivono solo poche copie delle 500 originarie, perché stampato su carta che si autodistrugge dopo la lettura, lui non apprezzava che ai pochi minuti che bastavano ad un maschio per creare una vita le donne aggiungessero nove mesi – bisognava accelerare il processo o sostituirlo integralmente.

A Scholomance Franchinstain venne a sapere che nel 16° secolo un certo Maharal di Praga era arrivato molto vicino all’obbiettivo creando un mostro d’argilla chiamato Golem.

Muoversi da Sibiu a Praga durante la Seconda Guerra Mondiale non era facile, ma Franchinstain sapeva come corrompere le SS (non c’è omofobo peggiore di chi non vuole ammettere di essere una checca persa), e riuscì a raggiungere l’Altneu-Synagoge ed a trovare il Golem nascosto nella sua Genizah, il deposito delle vecchie carte.

Come portarlo via sotto il naso dei nazisti? Il caso volle che quella notte fosse morto il rabbino capo di Praga, e la tradizione vuole che un alto dignitario venga sepolto insieme con le carte della Genizah – quindi avrebbero portato una bara nella sinagoga per riempirla di carte, e con un po’ di fortuna Franchinstain sarebbe riuscito a farci stare dentro anche il Golem.

Ed il corpo del rabbino capo? Franchinstain si era già dimostrato capace di animare dei corpi assemblati con parti di cadavere – rianimare un defunto sarebbe stato molto più semplice del convincerlo a nascondersi non solo dai nazisti ma anche dai familiari fino a sepoltura avvenuta.

Il defunto era Dracuciccio Ingrassia, di una famiglia di nobili rumeni convertitasi all’ebraismo, che aveva studiato non solo materie rabbiniche in una yeshivah, ma anche Legge all’Università di Scholomance – l’unica in Romania che allora accettasse studenti ebrei.

Rianimarlo fu facile, ma ne fece un “non morto”, con un tremendo problema di coscienza: come fa un vampiro a vivere succhiando sangue, cosa vietata dalla religione ebraica?

“Potresti succhiare un’altra cosa,” osservò Franchinstain, “che però è severissimamente vietata, mentre il sangue in caso di emergenza si può mangiare.”

Dracuciccio era vedovo, non si era risposato perché aveva il medesimo orientamento sessuale di Franchinstain, rise della battuta, e trovò il cavillo che gli consentì di nutrirsi di quello che gli era stato appena proposto – dando così inizio ad una bella relazione.

Quando vennero i parenti di Dracuciccio e tutta la comunità ebraica a vegliare il corpo, ebbero la sorpresa di trovare lui vivo che ringraziava pubblicamente Franchinstain per aver diagnosticato la morte apparente che aveva invece gabbato i migliori medici di Praga.

“E della bara che facciamo, rabbino?”, chiese il Presidente della Comunità, e Dracuciccio gli rispose: “Approfittiamo dell’occasione per liberare la Genizah dalle cartacce. Seppellitela.”

Così il Golem fu sepolto, e Dracicuccio propose a Franchinstain di rimanere a Praga come medico della comunità – ricordandogli che ai medici ebrei era proibito avere pazienti ariani, ma non il contrario.

Franchinstain non voleva rischiare di perdere la cattedra, ma mantenere in vita Dracuciccio con regolari somministrazioni di … era più importante, per cui acconsentì; la fama di Franchinstain attirò l’attenzione del dottor Mengele, ma Franchinstain ebbe il buon senso di non rendersi suo complice.

Finita la guerra, sarebbe stato possibile sia disseppellire il Golem, che tornare all’Università di Scholomance – tantopiù che si era liberata una cattedra di Medicina Legale e delle Assicurazioni, che Dracuciccio avrebbe potuto vincere facilmente.

Ma arrivò il comunismo, che in Romania chiuse l’Università di Scholomance, costringendo Franchinstain e Dracuciccio a cercare un altro lavoro, ed in Cecoslovacchia rese molto difficile a tutti l’espatrio.

Una scappatoia c’era: Stalin aveva ordinato ai cecoslovacchi di fornire armi agli israeliani che combattevano gli eserciti arabi che avevano invaso la Palestina mandataria, ed il modo più usato per contrabbandarle era chiuderle in una bara da mandare all’aeroporto di Lod (quello che ora si chiama Ben Gurion) con documenti falsi.

Franchinstain voleva studiare il Golem, ma Dracuciccio argomentò che, ora che era stato finalmente ritrovato l’incantesimo per ridestarlo, conveniva mandarlo in Israele ad aiutare chi coraggiosamente combatteva per l’indipendenza – bastava mettere la sua bara in mezzo a quelle con le armi, e laggiù avrebbero fatto il resto.

Franchinstain acconsentì, ma voleva tornare a Palermo con quello che era diventato il compagno della sua vita, e Dracuciccio ammise che era un serio problema, visto che gli avevano levato il passaporto.

Una sera morì una cameriera siciliana a Praga e, visto che somigliava molto a Franchinstain, lui fece credere alle autorità cecoslovacche che fosse sua zia, e che voleva essere lui a portarla a Palermo dentro la bara.

Tutto sarebbe andato bene, se a Palermo il prete che celebrava il funerale non si fosse messo a recitare il “De Profundis”, cioè il Salmo 129/130; pur recitato in latino anziché in ebraico, era comunque quello che mancava all’incantesimo per ridestare il Golem, che era finito nella tomba diretta a Palermo, e che avrebbe dovuto invece contenere Dracuciccio.

Quello che non fecero i bombardamenti americani a Palermo lo fece quella sera il Golem, prima che Franchinstain riuscisse ad arrampicarsi sulla sua schiena e raggiungere la fronte su cui era scritta la parola ebraica “Emèt = Verità”, per cancellarne una lettera trasformandola in “Mèt = Morto”, ed immobilizzare così il Golem.

Dracuciccio era invece finito in Israele, e si trovò in prima linea a combattere contro gli arabi; fu perfino tra coloro che tentarono di espugnare la città antica di Gerusalemme facendo esplodere una bomba contro le mura – ma una bomba va seppellita, non semplicemente poggiata ad un edificio se lo si vuol far crollare, ed il tentativo fallì.

A Dracuciccio fu offerta una sinagoga a Tel Aviv, ma lui non poteva vivere a lungo lontano da Franchinstain (specialmente se voleva rimanergli fedele), e non appena possibile tornò a Palermo.

L’unico cruccio che rimaneva ai due era quello di trovare una moglie al Golem, e Franchinstain la creò – i pochi che l’hanno potuta vedere dicono che somiglia a Maria Grazia Cucinotta.

FINE

martedì 12 marzo 2013

Storia d'amore tra due bicchieri

Magnifica invenzione la lavastoviglie: metti dentro due bicchieri d’oro bianco, e ne ritrovi poi quattro; se guardi bene e vedi che quelli che hai messo dentro sono due bicchierini da ristorante cinese, con sul fondo le immagini di un uomo e di una donna nudi, e gli altri due che tiri fuori hanno sul fondo i faccini di due bebè, allora ti rendi conto di non aver contato male.

Fai la controprova usando il programma rapido anziché quello standard (perché hai fretta e non puoi aspettare tre ore), e vedi che i due bicchieri in più hanno le foto di due prematuri nell’incubatrice; guardi meglio e scopri che, mentre i bicchieri con le immagini di persone adulte sono decorati con sei brillanti intorno alla base,  e quelli con le immagini di neonati con qualcosa che assomiglia molto loro, i bicchieri con le immagini di prematuri hanno invece qualcosa che assomiglia alle punte di una matita.

Il sospetto merita immediata verifica, ed un gioielliere conferma: tutti i bicchieri sono di oro bianco; ma solo quelli con le immagini di adulti e neonati sono decorati da diamanti, da 2 carati l’uno, mentre gli altri hanno invece dei pezzi di grafite.

“Il diamante nasce quando la grafite viene sottoposta nel mantello della Terra a pressioni e temperature che non puoi immaginare; ed infatti sono proprio i bicchieri con le immagini di bimbi prematuri quelli decorati con diamanti immaturi,” spiega il gioielliere, che aggiunge, “Sembra che la tua lavastoviglie sia capace di produrre eccellenti diamanti sintetici ad una frazione del costo industriale. Congratulazioni!”

“E’ una normale lavastoviglie. I primi due bicchieri li ho comprati ad un’asta, e li ho pagati tanto per il valore dell’oro e dei diamanti, nonché per l’antichità delle immagini – non però per la loro capacità di riprodursi, probabilmente ignota ai precedenti proprietari. Bisognerà capire come e quando è insorta.”

***

Tutto cominciò nel 1687, quando il tremendo imperatore mogul Aurangezeb assediò la città indiana di Golconda, il cui re Abul Hasan Qutb Shah aveva smesso di onorare il tributo annuo.

Se la dinastia Qutb Shahi era di grande cultura e tolleranza religiosa, Aurangezeb si era fatto la fama di intollerante distruttore di templi, ed un bramino decise di salvare i libri più importanti scrivendo sul margine bianco di ogni pagina il Nome Ineffabile di Dio in ebraico, ed affidandoli ad un ebreo.

Questi, disgustato dal contenuto idolatrico delle opere, fece quello che prescriveva la sua religione: li seppellì, perché fosse la forza degli elementi a dissolvere il nome divino – nessun uomo era autorizzato a distruggerlo.

Il bramino ci contava, e sperava, dopo la fine delle ostilità, di riuscire a disseppellire i libri; ma egli morì nell’assedio, che terminò dopo otto mesi per il tradimento di uno dei difensori, che aprì una delle porte della città al nemico.

I libri perciò rimasero sepolti per tre secoli nel cimitero ebraico della città, dove l’umidità li sfarinò e fece sì che le immagini tantriche di un uomo ed una donna venissero a contatto – in piacevole contatto, visto che procrearono molte copie di se stesse.

Golconda è famosa per i diamanti, e dodici diamantini che incorniciavano ogni immagine dei due amanti si riprodussero insieme con loro; nel 1987 un gemmologo di T’aipei visitò Golconda insieme con il suo amante, un uomo d’affari ebreo di San Francisco, e quando questi volle essere accompagnato al cimitero ebraico, il gemmologo vide le gemme sotto la terra macerata dai monsoni e dalle sepolture.

Una parte del tesoro va allo scopritore, ed i due amanti con esso aprirono un ristorante gay nel famoso quartiere Castro di San Francisco, un ristorante non solo elegante, non solo raffinato, non solo lussuoso, ma tale da provocare nello stesso Aurangezeb la sindrome di Stendhal.

Non tutti i diamantini furono venduti: la metà adornò dei bicchierini d’oro per gli ospiti, ed anziché decorarne il fondo con le foto di pornostar dei due sessi, i proprietari del ristorante vi posero i frammenti dei libri tantrici con le immagini maschili e femminili – quelle a cui il Museo di Golconda aveva rinunciato, in quanto ne erano state generate in gran numero.

Quei bicchieri venivano scrupolosamente lavati a mano, e nessuno perciò si rese conto di che cosa poteva accadere a metterli nella lavastoviglie; però anche le coppie gay alla fine scoppiano, ed il gemmologo tornò a T’aipei, portando con sé sei bicchieri – tre maschili e tre femminili – per il proprio personale museo.

Infelicissima fu la scelta dei bicchieri: le immagini di due di loro erano innamorate l'una dell'altra (mentre il resto era contentissimo del ruolo di stalloni e fattrici svolto senza particolari preferenze mentre erano sepolti a Golconda), ma ignari il gemmologo e l’uomo d'affari le avevano separate.

Hong, il maschio, fu portato a Taipei, mentre Huang, la femmina, rimase a San Francisco – inconsolabili, e con un solo desiderio: riunirsi.

Nel frattempo, la notizia del ritrovamento delle immagini tantriche e dei diamanti nel cimitero ebraico di Golconda aveva fatto il giro della stampa ebraica di tutto il mondo, ed a Tel Aviv una giovane dottoranda in criminologia di nome Hannah lesse un articolo illustrato con alcune delle immagini tantriche.

Subito telefonò al padre chiedendogli quando sarebbe andato in India per affari.

“Fra due settimane, Hannah”, egli rispose, “Perché me lo chiedi?”

“Mi accompagneresti a Golconda?”

“A Golconda? Vuoi occuparti della gioielleria di famiglia? Va bene, ricaverò un paio di giorni liberi e ti porterò in quella favolosa città.”

In realtà, Hannah ed i suoi compagni di corso avevano sviluppato un software che stimava la distanza genetica tra le persone sulla base dei loro ritratti, fotografici ed anche pittorici, e sottoponendo a quel software le poche immagini che illustravano l’articolo, era giunta alla conclusione che rappresentassero persone reali, con consanguineità ben superiore alla media – ovvero fratelli e sorelle di una famiglia che praticava l’incesto da generazioni.

Sottoporre tutte le immagini a quel software avrebbe permesso di porle in un albero genealogico – un grande successo per l’Hi-Tech israeliana! Per questo Hannah si recò a Golconda, e grazie al software scoprì, prima che glielo dicessero, che al Museo mancava circa ¼ delle immagini – in quanto esse lasciavano evidenti lacune nella genealogia.

La direzione del Museo spiegò che quelle immagini erano state il premio per gli scopritori, e che Hannah doveva recarsi a San Francisco per ammirarle, in quel famoso ristorante cinese più strabiliante dei casinò di Las Vegas.

Tutte le lacune tranne sei furono colmate a San Francisco, ed il ritrovamento più significativo fu quello della madre ed ava di tutte le figure, la Huang disperata per essere stata separata da Hong, il loro padre ed avo.

Il gemmologo che aveva ritrovato il tesoro non abitava più a T’aipei, e neppure un investigatore privato riuscì a rintracciarlo; l’uomo d’affari ebreo che era stato il suo amante andò a cercarlo personalmente, e lo ritrovò in una sauna di Kaohsiung.

Dopo che i due ebbero festeggiato la loro riunione, Hannah propose loro di organizzare, insieme con il Museo di Golconda, una mostra di tutte le immagini tantriche ritrovate nel cimitero ebraico, presso il Museo d'Israele a Gerusalemme – le sponsorizzazioni avrebbero coperto le spese.

I due accettarono, ed il mondo scientifico apprezzò molto la mostra; però il principale sponsor si tirò indietro all’ultimo momento: infatti era apparso evidente agli studiosi di paleografia che avevano esaminato tutti i frammenti rinvenuti nel cimitero, non solo le immagini pruriginose, che il materiale era finito lì dentro perché una mano poco avvezza alla scrittura ebraica aveva scarabocchiato il Nome Ineffabile di Dio sulle pagine, per costringere gli ebrei a seppellire quei libri idolatrici.

Inoltre, il fatto che il software avesse chiarito che soltanto Huang ed Hong non erano consanguinei, e che tutti i loro figli, nipoti, eccetera avevano commesso incesto senz’altro limite che il rispetto verso la coppia  loro capostipite (essendo innamorati, Hong ed Huang si concedevano solo l'uno all'altra), rendeva quelle immagini molto più imbarazzanti che per la loro nudità – e ci fu perfino qualche giornale di quelli distribuiti nelle sinagoghe israeliane che fece del ritrovamento la testimonianza della depravazione dei non ebrei.

Infine, uno dei pochi deputati scapoli della Knesset si fece coraggio, ed a nome di molti colleghi propose di riservare l’uso di quel software alla polizia, e solo su mandato di un giudice – per evitare che il suo uso incontrollato svelasse adulteri ed incesti, e fosse occasione di “leshon ha-ra’ = lingua malvagia (perché distrugge la reputazione altrui)”.

Tutto questo indusse Mif'al ha-Payis [le Lotterie di stato israeliane] a ritirare la sponsorizzazione, e lasciò gli organizzatori della mostra con il problema di coprirne le spese –  il pubblico era affluito numeroso, ma il ricavo dei biglietti non bastava certo.

Si incaricò Christie's di vendere all’asta la coppia madre, i bicchieri Hong ed Huang, che spuntarono un buon prezzo, che pagò le spese ed arricchì tutti quanti.

Il compratore era un avvocato dai modi spicci che, dopo aver controllato che i diamanti fossero bene incastonati nei bicchieri, pensò bene di farli brillare mettendoli in lavastoviglie.

***

L’avvocato Romano brevetterà la riproduzione assistita da lavastoviglie dei bicchieri, e questo gli permetterà di deporre la toga; Hannah diventerà una professoressa di Criminologia all’Università Ebraica di Gerusalemme, e preferirà avere figli con la fecondazione artificiale piuttosto che sposarsi con un uomo; Wang e Levi, i due scopritori del tesoro nel cimitero, lanceranno insieme una catena di ristoranti, ognuno con una coppia di bicchieri che si autoriproducono, e faranno così soldi a palate - ma non saranno più amanti, bensì solo soci.

FINE

Nota: Non ho trovato notizie di una comunità ebraica a Golconda - l'esistenza di un cimitero ebraico in quella città va perciò considerata una licenza letteraria.

venerdì 1 marzo 2013

Pecorina

Pecorina

(inizio)

All’interfono del Cap. Picard due voci dicono: “Ufficiali Tramaglino e Mondella a rapporto, signore.”

Quando Picard li fa entrare, i due dicono in rapida successione:

“Sono Renzo Tramaglino, e Lucio Mondella è il mio sposo.”

“Sono Lucio Mondella, e Renzo Tramaglino è il mio sposo.”

Picard dapprima sorride, ma quando vede che i loro volti rimangono seri, allibisce, e concitato ordina all’interfono:

“Riker? Numero Uno? Controlla se ci sono impedimenti matrimoniali tra gli ufficiali Mondella e Tramaglino – ed istruisci le loro domande di asilo politico!”

(sigla iniziale)

Troy spiega a Picard, Riker e Crusher che gli ufficiali Tramaglino e Mondella vengono dal pianeta Pecorina, precisando:

“Di questo pianeta non c’è niente da ridere. I suoi maschi umanoidi subiscono il destino degli agnelli del passato – ad una settimana di età, quelli che non dimostrano spiccate qualità eugenetiche vengono castrati …”

“O meglio,” precisa Crusher, “i loro testicoli naturali, passibili di produrre ormoni e spermatozoi, vengono sostituiti con ghiandole artificiali che producono solo ormoni. Questi maschietti avranno un corpo sano ed una vita sessuale appagante – ma non potranno procreare.”

Riker osserva: “Si violano comunque i loro diritti fondamentali. Nessuno può essere sterilizzato per legge – era una delle grandi lezioni del Novecento.”

“Quello che è peggio,” riprende Troy, “non è che se una persona la passa liscia da piccolo può poi stare tranquillo: se una persona manifesta anormalità genetiche, lui e la sua prole possono essere castrati anche in seguito.”

“Ed il comportamento omosessuale in quel pianeta è considerato sintomo di anormalità genetica,” aggiunge Picard, mentre Crusher ribatte, scuotendo la testa: “Non è ancora certo in nessuna specie umanoide. Ed essere omo anziché etero è come essere mancini anziché destri – inconsueto, ma corretto.”

“Però,” chiede Riker, “perché vogliono castrare gli omosessuali anziché aspettare che svaniscano da soli dal pool genetico?”

Crusher risponde: “Non conosco le statistiche relative a Pecorina; posso però dire che Kinsey aveva scoperto negli USA che il 37% della popolazione adulta aveva avuto l’orgasmo in un rapporto omosessuale, ma solo il 4% circa era esclusivamente omosessuale ...”

Troy conclude: “Gli eugenetisti della Pecorina vogliono disfarsi di coloro che fanno la differenza tra i due gruppi, e che garantiscono che, se ci sono dei geni per l’omosessualità, essi non si estinguano.”

Riker conclude: “Il caso sembra chiaro: i due ufficiali subiranno discriminazioni e rischiano la castrazione se tornano sul loro pianeta, quindi meritano l’asilo politico.”

Picard osserva però: “La Flotta Stellare non può avere ufficiali che non possono recarsi nel loro pianeta natale. Se loro ricevono l’asilo politico, perdono il grado.”

In quel momento appare “Q”, vestito da drag-queen, con tette più grandi di quelle di Troy e Crusher messe insieme.

Troy e Crusher dicono: “Carino!”, mentre Picard gli chiede: “Un caso interessante il nostro, vero, Q?”

“Vorrei risparmiare a Tramaglino e Mondella discriminazioni, castrazione e degradazione,” risponde Q.

“E come?” chiedono tutti.

“Riparando il loro l’orientamento sessuale. Quello che è successo nel tuo ufficio, Jean-Luc, è ancora segreto, vero?”

“Vade retro, Satana!” risponde Picard, e Crusher chiosa: “Sei l’unico che potrebbe farne degli etero, lo sappiamo; ma perché riparare quello che non è rotto?”

“La Federazione Unita dei Pianeti è nata per difendere i diritti degli esseri senzienti, tra cui quello alla propria identità sessuale,” aggiunge irato Riker, “tu ci stai proponendo di chiudere bottega!”

“Hai mai amato qualcuno, Q?”, chiede impietosa Troy, e Q risponde: “Solo femmine. Tra i miei conspecifici il sesso è una decisione razionale, non è condizionato da un orientamento.”

“Ecco perché tu ci spii e ci provochi, Q,” sentenzia Picard, “nella nostra imperfezione esploriamo possibilità a voi precluse.”

“Touché,” risponde Q, che aggiunge: “Vedo che devo intervenire in questo caso stando con i vostri avversari anziché con voi.”

“Studiati la vita di Otto Weininger, allora. Imparerai che significa odiare se stessi,” conclude Troy prima che lo stupito Q svanisca.

(stacco 1)

Udienza presso la Corte dei Diritti Fondamentali della Federazione Unita dei Pianeti.

Tutti si alzano in piedi perché entrano i giudici, ma la Presidentessa Guinan dice: “Seduti ed ascoltate. Il governo di Pecorina, qui rappresentato dal signor Q, si è appellato alla decisione con cui era stato concesso l’asilo politico a Renzo Tramaglino e Lucio Mondella, sostenendo che loro mancano dei requisiti per contrarre matrimonio e chiedere asilo politico. La Federazione, qui rappresentata dal Tenente Comandante Data, chiede che la decisione venga invece confermata.”

Troy chiede sottovoce a Riker: “È stata una buona idea scegliere come avvocato un androide?”

“Non può essere manipolato da Q, ed ha imparato in pochi minuti tutta la legge e la giurisprudenza. Non potevamo scegliere meglio.”

Q esordisce: “Il trattato tra la Federazione e Pecorina consente la castrazione degli infanti; quindi, se avessimo scoperto una peculiarità genetica pericolosa in Tramaglino e Mondella  quando sono nati, non vi sareste opposti alla loro castrazione …”

Data interrompe: “La corte sappia che l’elenco delle peculiarità genetiche che rendono passibili di castrazione è stato aumentato a dismisura appena dopo la prima sentenza del caso Tramaglino e Mondella, con una legge a cui è stata data priorità superiore a quella del bilancio dello stato. Tutte le altre volte che si è fatto questo, la legge esentava dalla castrazione chi aveva già compiuto la settimana di vita; ma questa versione, promossa dal qui presente Q, ha effetto retroattivo – dimostrando così parzialità a danno di Tramaglino e Mondella.”

“No, no, no,” ribatte Q, “il mio governo conosce il genoma di Tramaglino e Mondella, e non ci sono le peculiarità indicate dalla nuova legge. Quindi, loro non verranno castrati, semmai snobbati e discriminati. Il problema è un altro: se non hanno i geni dell’omosessualità, come mai è venuto in mente loro di sposarsi?”

Data fa testimoniare Crusher, che spiega che anche su Pecorina sono stati riscontrati maschi omosessuali senza evidente componente genetica – l’osservazione di Q non ha quindi senso.

Q ribatte: “Se una persona si dichiara omosessuale, le credereste se non avete la prova che ha mai avuto rapporti con il suo sesso? E se si dichiara innamorata, le credereste se non l’avete mai vista scambiare effusioni con colui o colei che ama?”

Data risponde: “Anche una monaca di clausura, entrata vergine in convento, sa se è etero o lesbica.”

“Lo ammetto,” risponde Q, “ma ora devo chiamarla a testimoniare davanti a questa corte, Tenente Comandante Data.”

“Perché?”

“Non ha ospitato lei, nel suo runabout, per due settimane, gli ufficiali Tramaglino e Mondella, durante una missione pericolosa?”

“Sì”.

“Li ha visti dimostrare apertamente il proprio amore?”

“No.”

“Nemmeno quando siete tornati all’Enterprise-D, lo stesso mattino in cui hanno imitato la scena dei Promessi Sposi in cui Renzo e Lucia cercano di sposarsi sorprendendo Don Abbondio?”

“Devo dire di no.”

“A verbale!”, strilla Q, “La prima volta in cui Tramaglino e Mondella hanno dato dimostrazione pubblica del proprio affetto è stato nell’ufficio del Capitano Jean-Luc Picard.”

La Presidentessa Guinan chiede: “Signor Q, dove vuole andare a parare?”

“Il rapporto della missione a cui accennavo è in parte secretato,” spiega Q; “Quello che il pubblico può leggere fa pensare che siano accadute cose veramente traumatiche, e ci siamo chiesti se Tramaglino e Mondella non abbiano finto un amore che non c’era, che andava contro la loro natura, per avere il congedo anticipato ed il pretesto per lasciare un pianeta che li aveva mandati allo sbaraglio”.

(stacco 2)

Riunione di emergenza al quadrato ufficiali; Riker chiede a Data: “Qual è la tua opinione sui sentimenti di Tramaglino e Mondella?”

“Che loro si amino lo hanno dimostrato più volte,” risponde Data, “purtroppo i fulgidi esempi di grande valore e grande amore accaduti davanti ai miei occhi sono secretati; di tanto in tanto, sentivo dei rumori venire dalla loro camera o dalla loro tenda, ma non erano inequivoci – non potrei giurare che erano degli orgasmi.”

“Noi donne invece non lasciamo dubbi quando godiamo”, osserva la Crusher, però Troy ribatte: “Ma se perfino le donne lesbiche fingono l’orgasmo l’una con l’altra!”

“Dopo che hai rivelato questo segreto,” osserva sorridendo Riker, “senza far cascare il mondo, potremmo forse svelare quello che è accaduto in quella missione e può dimostrare che Tramaglino e Mondella non sono dei simulatori.”

“Nossignore,” osserva Picard, “Occorre dimostrare la sincerità di Tramaglino e Mondella senza rivelare segreti militari.”

“Non si può ricorrere all’anonimizzazione?”, chiede Data, e Troy risponde: “Si usa riferendo casi clinici, per camuffare il paziente - ma si può usare in un tribunale senza compromettere il valore della testimonianza?”

“No,” risponde Picard, che poi si rivolge a Data: “Rispondimi senza reticenze: mi spieghi perché, mentre eri in missione con Tramaglino e Mondella, ti firmavi Giulio Cesare?”

“Cesare era noto come la moglie di tutti i mariti ed il marito di tutte le mogli,” risponde Data, e Picard coglie l’assist: “Chi era il marito?”

“Renzo Tramaglino”.

“E chi era la moglie?”

“Lucio Mondella”.

Troy e Crusher sgranano gli occhi: “Data! Perché non ce l’hai mai detto?”

“È imbarazzante per un androide ammettere di avere una sessualità non standard - perché con un uomo, perché con più di un uomo, perché con dei commilitoni.”

“Questo dimostra che Tramaglino e Mondella sono gay,” osserva Riker, “ma non che si amino.”

Troy ride e dice a Riker: “Conosci più le donne degli uomini: per una donna, se il proprio partner propone una cosa a tre, vuol dire che egli od ella non la ama più; per un uomo, vuol dire che lo ama così tanto da voler condividere i più grandi piaceri!”

“Certo – come si condivide il piacere della gola cenando insieme, così si condivide quello del letto trombando insieme,” riformula Riker, che aggiunge: “E tu in queste cose sei donna o sei uomo?”

“Uomo quando sono single, donna quando sono in coppia,” risponde sorniona Troy.

Data riprende il discorso: “Non sono solo bravo; sono anche immune dai morbi umani, e quindi un bel regalo per una coppia che si ama molto!”

“E per noi due?” chiede ironica Crusher, sbalordendo tutti e facendo arrossire Troy – un rossore tanto evidente da spiazzare Picard e Riker, e da far dire a Data: “Potrebbe essere una buona idea – in fin dei conti, incinte non vi posso mettere.”

Picard si ricompone e dice: “Sono contento che uno dei migliori ufficiali della Flotta Stellare sia bisessuale e pure gaudente, ma vi avverto che se vai a letto con Beverly Crusher, io la lascio!”

“Tesoro! Che bello che tu abbia rivelato quello che provi per me! Grazie, Data!” dice tutta contenta la Crusher.

“Niente da dire, Deanna?”, chiede Riker a Troy, che risponde: “Io e Beverly siamo delle grandi amiche; c’è stato del sesso tra noi, ma non ci definiremmo una coppia. La coppia la faccio con te, William”.

Data conclude: “Questo è il mio segreto: che io lo faccia o non lo faccia, unisco le coppie e le convinco ad uscire allo scoperto. Domani, in udienza farò il mio capolavoro.”

(stacco 3)

Il giorno dopo, all’udienza Data cede il mandato di avvocato a Riker, e sale sul banco dei testimoni insieme con Tramaglino e Mondella – stupendo il pubblico. Q vorrebbe interrogare i testi, ma ora tocca a Riker cominciare chiedendo: “Quando ha conosciuto, Data, i qui presenti Tramaglino e Mondella?”

“Biblicamente o militarmente?” risponde Data, spiazzando Q e chi nel pubblico parteggia per Pecorina.

“Faccia lei,” ribatte Riker precisando, “Dica tutto, tranne i segreti militari. C’è la diretta.”

“Siamo stati incaricati di una missione segreta; io non ho chip emozionale, ma il gaydar funziona a meraviglia, e quando ho incontrato una così bella coppia ho capito che avrei unito l’utile al dilettevole. Può stupire gli etero in ascolto, ma è molto frequente che una coppia gay si impegni in rapporti a tre, e non vedevo l’ora di essere letteralmente in mezzo a loro.”

La Presidentessa Guinan interviene: “Eviti i particolari troppo crudi, per favore. Non è un processo per stupro questo.”

Data ribatte: “A dire il vero, eravamo cotti, quindi posso dire che sono stato il passivo di Renzo e l’attivo di Lucio. Il mio comandante Picard conosce i miei gusti (non per esperienza diretta – lui preferisce le belle donne) e sa che quando mi trovo in questa situazione mi firmo ‘Giulio Cesare’ …”

“La regina della Bitinia,” osserva la Presidentessa, “il prototipo del versatile”.

“Per l’appunto,” riprende Data, “E posso dire che ci siamo divertiti alla grande. E mi rendevo pure conto che loro due si amavano – mi condividevano come si condivide un bel dolce od un frutto succoso; non ero la copertura per il loro disamore.”

Q riesce ad inserirsi nel discorso chiedendo: “Ma perché ieri ha risposto che …”

“Lei ha usato l’avverbio ‘apertamente’, ed apertamente noi non eravamo altro che dei leali combattenti della Flotta Stellare. Ma è stato dopo che ci siamo ‘mescolati’ alla grande, per usare il verbo dei lirici greci, che loro si sono accorti il loro sentimento non poteva accontentarsi del sacco a pelo, della latrina militare, della santabarbara. Sono stato io a catalizzare il loro desiderio di proclamare l’amore al mondo.”

“Pensa che li incontrerà ancora?” chiede maligno Q, e Data risponde: “Amore e fedeltà non sempre vanno d’accordo, nemmeno tra gli etero. La domanda non ha senso.”

La Presidentessa Guinan chiede: “Signor Q, vuole chiedere conferma a Tramaglino e Mondella?”

“Vostro onore, non serve: quando Data parlava il loro volto si illuminava, ed è la miglior conferma,” risponde Q.

“Il contraddittorio è finito,” dichiara la Presidentessa Guinan, “la corte entra in camera di consiglio.”

Due ore dopo la corte annuncia la conferma della precedente sentenza, che riconosce la validità del matrimonio di Renzo Tramaglino e Lucio Mondella, e concede loro il diritto d’asilo. Pecorina deve pagare le spese di giudizio.

Q si avvicina a Picard per congratularsi con lui, e Picard risponde: “Vedo che sai perdere. Ma perché hai fatto la spia raccontando al parlamento di Pecorina quali combinazioni genetiche possono indirizzare verso l’omosessualità?”

Q ride, prende Picard da parte e gli dice: “Guarda che Beverly ha ragione: non si è sicuri che ce ne siano; però a Pecorina volevano per forza un elenco, e lo sai che cosa ho dato loro? L’elenco dei geni che rendono disposti a subire una dittatura senza ribellarsi, e propensi ad opprimere il prossimo senza scrupoli.”

“Ah!” esclama Picard.

“Tempo due generazioni, e non si castrerà più nessuno in Pecorina. E la dittatura omofoba che la opprime svanirà come una bolla di sapone,” profetizza Q prima di svanire lasciando Picard con un palmo di naso.

(sigla finale)