lunedì 17 maggio 2010

La lesbica maschio

Questo post non parla di donne, ma di uomini, sulla falsariga del libro “Shyness and Love: Causes, Consequences and Treatment = Timidezza ed amore: cause, conseguenze e trattamento”, pubblicato nel 1987 dal professor Brian G. Gilmartin.

Il libro non è più stato ripubblicato, ma si può scaricare (PDF zippato da 3,91 MB) qui.

Quello che ci interessa è alle pagine 156-158 del PDF (corrispondenti alle pagine 125-127 del testo stampato), ed è il capitolo “The ‘Male Lesbian’ Concept = Il concetto di ‘Lesbica maschio’”.

Gilmartin studia le persone troppo timide per fare il primo passo con un possibile partner, e ritiene che questa condizione, che lui chiama “love-shyness = timidezza in amore”, e non è stata inclusa nella nosografia [elenco ufficiale delle malattie] psichiatrica, sia particolarmente invalidante per gli uomini eterosessuali, in quanto il ruolo di genere imporrebbe loro quello che la timidezza impedisce loro di fare.

Parlando con questi eterosessuali (lui stima che siano l’1,5% della popolazione americana), ha scoperto che non solo essi avrebbero voluto nascere donne, ma anche che, se fossero donne, amerebbero altre donne e non degli uomini. Non desiderano cambiare sesso chirurgicamente, e non praticano il travestitismo.

Questo impedisce di considerarli gay o trans; questo rimpianto di non essere donne si alimenta della convinzione che il ruolo di genere femminile si addica a loro molto di più di quello maschile, e di una certa invidia della maggior duttilità che ora quel ruolo consente.

Questa cattiva identificazione con il ruolo di genere maschile e decisa preferenza per il ruolo femminile – che ha indotto Gilmartin a chiamare questi uomini “lesbiche maschio” - si nota anche in situazioni non sentimentali: le lesbiche maschio non cercano amici maschi (anzi, di solito cercano solo partner sentimentali – cosa che le fa sempre dondolare tra il dramma e la farsa, vista la loro inadeguatezza), e nemmeno compagni di gioco e colleghi di lavoro maschi – dipendesse da loro, non li avrebbero, e questo già da bambini.

Queste persone si fanno riconoscere su Facebook per l’incredibile sproporzione tra le donne e gli uomini nei loro contatti – dipendesse da loro, l’aborto selettivo non colpirebbe certo le femmine! E Gilmartin osserva che, mentre i maschi etero preferiscono di solito avere figli maschi, le “lesbiche maschio” preferiscono di gran lunga le figlie femmine.

Altra caratteristica distintiva è che le “lesbiche maschio” non amano i rapporti mercenari, che pure molte persone continuano a suggerir loro, per scherno o sincera preoccupazione. Quello che vogliono non è l'orgasmo, ma la storia d'amore, per quanto precaria.

Alison Bechdel, autrice del fumetto “Dykes” pubblicato in Italia da BUR, lamenta in una sua tavola che le lesbiche sono socialmente poco visibili, salvo che “nelle fantasie di qualche etero sfigato”. Sono parole dure, ma che spiegano bene la situazione sia delle donne lesbiche che delle “lesbiche maschio”, molte delle quali coltivano delle fantasie in cui il protagonista erotico è appunto una donna lesbica – l’idea che sia un uomo il protagonista a loro non piace proprio!

Nel libro del 1987 Gilmartin attribuisce la nascita della “timidezza in amore” ad errori educativi: l’educatore che mina costantemente la fiducia in se stesso e nella sua capacità di essere amato del bimbo lo predispone a questa forma di timidezza; in questo sito, e per la precisione in questa pagina, ora Gilmartin mette in relazione questo tipo di timidezza con la “Sindrome di Asperger” - di cui non si conosce con certezza la causa, e che alcuni ritengono una forma di "autismo ad alto funzionamento".

La nosografia psichiatrica ufficiale non riconosce la “timidezza in amore” come disturbo a sé stante, ma essa può ritrovarsi in persone che ricevono diagnosi di sindromi psichiatriche riconosciute, come, ad esempio, “fobia sociale”, “disturbo evitante di personalità”, “disturbo borderline di personalità”, condizioni non tutte facili da trattare, ma per le quali può essere indicata una terapia.

Una cosa però occorrerebbe chiedersi: il disagio delle “lesbiche maschio” con il ruolo di genere maschile va considerato solo come sintomo di inadeguatezza oppure anche come opportunità di presa di coscienza?

La “lesbica maschio” può vivere ambo le forme di questo disagio contemporaneamente; se per il senso di inadeguatezza può cercare sollievo in una terapia, la presa di coscienza può esprimersi nell’apprezzamento della Teoria Queer, che, guarda caso, è nata da una costola del pensiero lesbico, e postula che le identità di genere siano esclusivamente costrutti sociali, e che l’anatomia sia solo un pretesto per attribuirle alle persone.

Le “lesbiche maschio” non sono né gay né trans, ma possono dare un valido contributo ai movimenti queer, perché condividono con essi il disagio verso i ruoli di genere; una mia amica lesbica mi ha detto che in realtà di uomini così ce n'è molti, ed un'altra donna mi ha detto che nella serie televisiva The L word, trasmessa in Italia da La7, compariva una "lesbica maschio" - solo nella prima stagione, però, perché il personaggio era tanto lezioso da essere caricaturale.

mercoledì 12 maggio 2010

Pièce teatrale: Coming Out

Coming Out
Yasmine torna a casa da scuola, abbraccia e bacia il papà Rinaldo sulla guancia, e dopo pranzo, mentre il babbo lava i piatti, lei gli dice: “Papà, l’insegnante di religione mi ha chiesto di partecipare ad un sondaggio che coinvolge anche te”.
“Non ti avevo esonerato?”
“Sì, ma l’insegnante mi ha detto che, visto che ci sono tanti figli di divorziati nella nostra scuola, voleva capire la loro condizione prima di insegnare e dire magari qualcosa di inopportuno. Mi ha convinto che anche le nostre risposte gli sarebbero state utili, ed ho portato il fascicolo a casa”.
“Finisco i piatti, mi lavo i dentini e lo esamino”.
Le domande sono sensate, e Rinaldo accetta di lasciarsi intervistare dalla figlia – come ha precisato la professoressa, le interessano i vissuti dei figli, non le giustificazioni dei genitori, e quindi non può rispondere direttamente.
“Allora, papà, tu e la mamma vi siete separati undici anni fa, e siete divorziati da otto”.
“Sì”.
“Come mai vi siete lasciati quando avevo solo tre anni?”
“I rapporti tra noi erano notevolmente peggiorati, ed avevamo concluso che tu ci avresti rimesso più a vederci litigare che a vederci abitare separati. Separandoci, siamo riusciti a ristabilire dei buoni rapporti, e siamo ora dei buoni amici. Questo ci ha reso più facile allevarti”.
“Che cosa aveva rovinato i vostri rapporti?”
Rinaldo ci pensa un attimo e risponde: “Quella che viene pudicamente chiamata ‘incompatibilità sessuale’”.
“Cioè?”
“Dei tanti modi di fare l’amore, quelli che eravamo disposti ad usare noi non soddisfacevano entrambi. Ci abbiamo provato a lungo – e tu ne sei il gradito frutto – ma alla fine abbiamo dovuto gettare la spugna”.
“E non siete più riusciti a vivere insieme?”
“Una coppia che non ha un’intesa sessuale alla fine scoppia. Quando ci siamo resi conto che la situazione ci avrebbe portato ad una ‘Guerra dei Roses’, abbiamo deciso di smettere di essere coniugi per poter continuare ad essere amici. La mamma è tuttora la mia migliore amica”.
“Ho visto. Una cosa però mi stupisce: le mie compagne di scuola dicono che dopo il divorzio la loro mamma ed il loro papà hanno cominciato ad avere degli amici e delle amiche … che in realtà erano i loro nuovi partner. Non ti ho mai visto con donne del genere”.
“Ho molte amiche su Facebook”.
“10 mila come il personaggio di un film di Fellini!” commenta ridendo Yasmine, che aggiunge: “Ma non hai mai incontrato nessuna di loro”.
“Alcune sì, ma il rapporto non è mai andato oltre l’amicizia. Non lo si è ritenuto opportuno”.
“Perché?”
“Non voglio risponderti”.
“Hai paura di farle soffrire?”
“Sì.”
Yasmine distoglie gli occhi dal babbo, torna a leggere il fascicolo e poi gli chiede: “Perché sono stata affidata a te dopo il divorzio?”
“Perché io avevo un lavoro a tempo indeterminato, la mamma un co.co.co. – un coccodé che non faceva mai l’uovo. Come padre sono maldestro, ma ci siamo detti che abitando con me non ti sarebbe mancato nulla. Del resto, la mamma, ogni volta che rimaneva senza lavoro, si dedicava più che volentieri a te, e speriamo di non essercela cavata troppo male”.
“Adesso la mamma un lavoro stabile se lo è trovato”.
“Vuoi andare a vivere con lei? Ne possiamo discutere”.
“Non lo so. Alla mamma piacerebbe”.
“Io stavo mettendomi d’accordo con la mamma in questo modo: io prendo le ferie in giugno, lei in luglio, con una settimana di sovrapposizione. In questo modo ti fai nove settimane di villeggiatura – cinque nella mia casa in Egitto, quattro nella casa della zia in Sardegna. Ed anche alla mamma farà bene una settimana ad Hurghada. Se voi andate d’accordo, possiamo metterci d’accordo perché il prossimo anno tu viva una settimana da me ed una dalla mamma”.
“Sarebbe molto bello!”
“Ne sono contento, ma devo purtroppo farti ora una domanda”.
“Quale?”
“Apri la cartella”.
Yasmine apre la cartella, ed il babbo vede un po’ nascosta la scatola delle pillole contraccettive di Yasmine; la prende, la apre e dice: “Mi spiace farti questa domanda, ma vedo che non solo porti le pillole a scuola – cosa già un po’ strana -, ma per giunta non sono sincronizzate con il tuo ciclo. Secondo i miei calcoli, sei al 17° giorno, ma sono state consumate tutte le pillole fino al 23°”.
“Oh, mamma! Ho sbagliato i calcoli! Grazie, papà!”
“Yasmine, non è il primo mese che succede. Anche il mese scorso c’era uno sfasamento di sei giorni. Sai che sospetto mi è venuto?”
“Che non so fare i conti!”
“Che tu passi le pillole ad una compagna di scuola che le prende di nascosto dai genitori. E’ una cosa sbagliata da molti punti di vista – a cominciare dal fatto che potrebbero essere inadatte a lei e farle male, o non fare effetto alcuno. Ci hai pensato? O vuoi già diventare madrina di battesimo?”
Yasmine ammutolisce, ci pensa un attimo e dice: “Da quel punto di vista non c’è problema”.
“Cosa intendi dire?”
“Che la ginecologa ha accertato che le stesse pillole vanno bene a lei come a me. Ci siamo pagate la visita con le paghette”.
“Non hai pensato che se i genitori di lei lo vengono a sapere ci troviamo tutti in un mare di guai?”
“Lei ama il suo ragazzo.”
“Non ne dubito – ma perché allora non è il ragazzo a provvedere? In fin dei conti, ne gode anche lui!”
“Come fa un ragazzo a presentarsi in farmacia con una ricetta a suo nome per un farmaco da donne?”
Rinaldo ride, ma poi si fa serio: “E tu? Avevamo deciso io e la mamma di farti prendere la pillola per permetterti di vivere una vita sessuale serena. Avessi potuto averla da adolescente, io e la mamma saremmo probabilmente ancora insieme. Ora invece l’hai sacrificata per la tua amica”.
“Papà, ho una vita sessuale soddisfacente senza la pillola”.
“Il preservativo non è il massimo della vita”.
“Papà, non hai capito. Non ho rapporti con uomini. Non rischio una gravidanza”.
Rinaldo rimane di stucco e poi chiede: “Stai cercando di dirmi che la tua amante è una donna?”
“Sì”.
“Ne hai parlato con la ginecologa? Anche chi ha rapporti lesbici può contrarre malattie a trasmissione sessuale. I dettagli non li conosco bene, ma lei sì”.
“Volevo prima parlarne con te. Però mi hai scoperto prima che fossi pronta”.
Rinaldo pensa un po’ e dice: “Un proverbio dice che è facile fare i finocchi col culo degli altri, ma non credo che sia il mio caso. Non te l’ho mai detto, ma la maggior parte dei miei amici, quelli della vita reale, non quelli di Facebook, non è eterosessuale. Sono iscritto all’Arcigay ed all’Arcilesbica, sebbene mi piacciano le donne, e potrei definirmi un ‘queer’”.
“Cos’è un ‘queer’?”
“Nel significato tecnico, ‘queer’ è una persona che ritiene che classificare una persona come ‘bisessuale’, ‘eterosessuale’, ‘omosessuale’ non abbia senso, e perfino classificarle come ‘di genere maschile’ o ‘di genere femminile’ sia futile, perché questi ruoli sono costruzioni sociali, non realtà naturali, ed ogni persona li interpreta a suo modo. In molte cose non corrispondo al ruolo di genere maschile che la nostra società vuole che io interpreti”.
“E quindi?”
“Figurati se me la prendo se mia figlia preferisce le donne agli uomini”.
“Grazie, papà!”
“Però una cosuccia me la devi dire: chi è la tua amante?”
“La ragazza a cui passo le pillole”.
Rinaldo sbigottisce: “Cosa?”
“Ci amiamo, ed io voglio che lei sia felice”.
“Tesoro, sei sicura che lei non ti stia usando? Oltretutto, se lei non è monogama, il rischio che ti trasmetta una malattia venerea cresce molto”.
“E come può trasmetterla?”
“Quella malattia che quando colpisce la bocca dei neonati si chiama ‘mughetto’, quando colpisce i genitali delle signore si chiama ‘candida’. Sono stato chiaro?”
“Ah!”
“E non crederai che l’herpes che colpisce le labbra sia diverso da quello che affligge i genitali di ambo i sessi”.
“Urca! Non lo sapevo!”
“Te l’ho detto, parlane con la ginecologa. E’ un errore comune pensare che niente penetrazione, niente rischio – ma non è vero”.
“Dovresti venire con me. La ginecologa non è molto tollerante verso chi ha rapporti lesbici”.
“Ma ha fra le sue clienti delle famose escort, che sicuramente li hanno in repertorio. Mi pare strano che abbia dei sussulti di moralismo con una ragazzina innamorata – anche se di una persona che non se lo merita”.
Yasmine si rabbuia, e Rinaldo prova a spiegarle: “Tesoro, se tu fossi innamorata di un ragazzo che dichiara di non essere monogamo, e ti chiede di passargli i preservativi da usare con le altre ragazze, penserei la stessa cosa. Non siete due persone che avete prima fatto amicizia, e poi vi siete rese conto che il vostro rapporto doveva essere trasposto su un altro piano. Qui c’è una persona che dà quando non deve, ed un’altra che con ogni probabilità se ne approfitta”.
“Però lei ha bisogno di aiuto”.
“Ti ha spiegato il professore di economia come aiuti internazionali sbagliati abbiano rovinato le economie dell’Africa? Stai facendo del danno anche a lei aiutandola così. Lei si sta abituando all’idea che può addossare ad altri i costi ed i rischi delle sue scelte”.
“Non conosci la sua situazione”.
“La conoscono i suoi genitori, e la pillola non gliela concedono. Perché dovremmo conoscerla meglio noi? Perché interferiamo nelle loro scelte?”
“Papà!”
“Ora tu dici alla tua amica che le pillole a scuola non gliele porti più, e che se ha bisogno di contraccettivi deve procurarseli in altro modo”.
“Ma …”
“Io in teoria dovrei telefonare alla ginecologa e vietarle di prescriverti la pillola, spiegandole che cosa ne facevi, in modo che non si lasci convincere a prescrivertela di nascosto”.
“Cosa?”
“Ma io non lo faccio, perché le mie amiche dell’Arcilesbica mi hanno insegnato che molte donne che pure si dichiarano lesbiche si concedono storie con uomini, e perciò hanno bisogno di contraccettivi. Non posso escludere che tu ti trovi in questa situazione nel prossimo futuro”.
“Non succederà!”
“Loro hanno più esperienza di te. Ed anche le ragazze amano consumare rapidamente le attrazioni fugaci. Se trovi un ragazzo carino, e decidi di fartelo, pensi di trattenerti solo perché non prendi la pillola? Le tue coetanee non lo fanno – e non lo fa certo la tua amica”.
“Va bene, ricomincio con la pillola”.
“Però io terrò la scatola in cassaforte ed ogni mattina la ingoierai davanti a me”.
“Cosa?”
“Mi spiace trattarti come una paziente psichiatrica, ma vedo che lasciarla gestire a te è servito solo a metterci tutti nei guai. Tu dici che le passi le pillole per amore, ma se lei sostiene invece che tu la ricatti dandogliele in cambio di prestazioni sessuali, come ti difendi?”
“Non lo penserai davvero!”
“Non voglio rischiare un confronto tra queste versioni, che potrebbe portarci in tribunale. E non è impossibile che la tua amica viva in questo modo il tuo gesto di generosità. La vostra relazione potrebbe essere nata per curiosità ed amore, ma essere presto diventata un fastidioso ‘do ut des’”.
“Volevo solo aiutarla!”
“I miei amici dell’Arcigay mi hanno detto che si guardano bene dall’avere rapporti con eterosessuali, perché gli uomini vedono la divisione tra ‘etero’ ed ‘omo’ con molta più rigidezza, ed un etero che ha dei rapporti con un omo solo per avere qualcosa da lui – tipicamente i suoi soldi – accumula un risentimento che può diventare la molla di un omicidio. Questo capita ai gay, ma non posso escludere che la tua amica viva una situazione del genere, e che tu sia in pericolo”.
“Tu dovresti conoscere la mia amica, così ti rassicuri”.
“Un uomo solo che incontra una compagna di scuola della figlia da solo è sospetto. E di questa cosa dovrei parlare con i genitori suoi”.
“Non sarai mica solo. Posso esserci io. Può esserci la mamma”.
“Glielo dici tu alla mamma che hai combinato, o glielo dico io? Preferisco che sia tu a dirlo, perché sono cose che è più facile confidarsi tra donne”.
“Non sei un ‘queer’? E caschi negli stereotipi di genere come un parroco in pensione!”
Rinaldo ride dell’osservazione e dice alla figlia: “Diciamo che è meglio che le spieghi tutto tu, perché così ricuperi l’iniziativa e proponi alla mamma la tua versione. Se glielo spiego io, ti tratto come una bambina che non merita fiducia, e di cui è lecito parlare alle spalle”.
“Va bene, papà, le telefono”.
“In viva voce”.
Yasmine spiega alla mamma quello che è successo, Rinaldo aggiunge le sue osservazioni, ed Angelica, la mamma, dice: “Se io, che sono una giornalista professionista, sono presente al colloquio, posso registrarlo di nascosto dando ad intendere che si tratta di materiale per un servizio”.
Yasmine accetta allora di parlarne con Laila, l’amica a cui passa le pillole e che è divenuta la sua amante, e la invita a casa con la scusa di fare i compiti. Su suggerimento di Angelica, le anticipa che a casa non saranno sole, e quindi dovranno studiare sul serio.
***
A casa Yasmine e Laila fanno i compiti, ed alla fine Angelica propone a Laila di lasciarsi intervistare per un’inchiesta giornalistica sul comportamento sessuale delle ragazze.
Laila accetta, e va nello studio che fu di Angelica fino al divorzio. Angelica si procura il consenso per la registrazione dell’intervista, e comincia ad interrogarla.
“Hai mai avuto relazioni intime?”
“Se sono andata a letto con qualcuno? Sì”.
“Maschi o femmine?”
“Maschi, ovviamente. Non crederà che …?”
“Non c’è niente di sbagliato. Molte ragazze della tua età hanno amicizie molto strette con altre ragazze che trascendono sul piano sessuale. Al liceo studierete Saffo ed Alcmane”.
“Beh, io non sono come loro. Solo l’uomo può darmi piacere”.
“Quindi, solo con uomini”.
“Esatto”.
“Domanda imbarazzante: con quanti?”
“Uno. Lo sposerò quando sarò grande”.
“Quanti anni ha?”
“E’ maggiorenne. Devo essere più precisa?”
“No. Ma è lui altrettanto innamorato di te?”
“Sì”.
“Usate mezzi contraccettivi?”
“La pillola”.
“D’accordo con i genitori?”
“Sì”.
Angelica pensa: “Forse avrei dovuto chiedere il favore ad una collega. Questa Laila sta mentendo, ma non capisco se sono io ad intimidirla”.
“Da quando è iniziata la vostra relazione?”
“Dal giorno del mio 14° compleanno. Ma lo avevo adocchiato da prima, e lui, prudente, aveva detto: ‘Aspetta l’età in cui potremo amarci senza rischi’. Quella sera è stata indescrivibile”.
“Il giorno del tuo compleanno è stato …”
“Il 21 Dicembre 2009. Ma non lo dica in giro”.
“No, certo. Mi auguro che la tua vita sia sempre felice come appare oggi. Ci sarebbero delle domande sulle tipologie di rapporto adottate, ma mi vergogno un po’ a fartele”.
“Sono una tradizionalista. Solo nella vagina. E quant’è bello!”
“Ci sono molte altre cose divertenti. Ma ‘De gustibus non est disputandum’”.
“Appunto!”
“L’intervista è finita. Grazie e ciao”.
Laila lascia la casa, Angelica fa ascoltare alla figlia la registrazione dell’intervista, e commenta: “Yasmine, questa Laila non ti ama e non considera amore quello che fa con te. Ritiene degradante avere rapporti con altre donne, e dice che la pillola la prende d’accordo con i genitori”.
“L’hai intimidita, mamma”.
“Se lei ti amasse davvero, non esprimerebbe questo disprezzo. Non aveva motivo di nascondere a me le sue inclinazioni. Lo sa quanti articoli ho scritto in vita mia sulla sessualità delle ragazze?”.
Rinaldo aggiunge: “Yasmine, ripensa all’inizio dell’intervista: quando la mamma ha chiesto: ‘Hai mai avuto relazioni intime?’, lei ha risposto: ‘Se sono andata a letto con qualcuno? Sì’. Laila ha un ‘primato della penetrazione’ che farebbe la felicità di Freud”.
Angelica coglie l’assist: “Ecco. Non è facile per una donna amare un’altra donna quando ha questa impostazione mentale. Per lei una relazione intima è quella in cui è prevista la penetrazione – che è una definizione contro cui non solo le lesbiche, ma anche le femministe in genere hanno combattuto duramente. Nella sua vita sentimentale non interpreti alcun ruolo. Qualsiasi cosa fai per lei non incontra il suo amore”.
Yasmine impallidisce dalla rabbia, e Rinaldo aggiunge: “Non è che noi ci stiamo dimostrando più schizzinosi che se tu amassi un ragazzo. Uno che dicesse che ha amato una sola donna, e facesse capire che non sei tu, susciterebbe ogni sospetto”.
“Smettila, papà”.
“Vorrei che tu pensassi anche ad un’altra cosa,” aggiunge Rinaldo, “Se tu stabilisci un rapporto stabile con una ragazza, e lo vuoi ufficializzare, noi saremo con te. Ma Laila non vuole una cosa del genere. La vuoi assecondare?”
“Me lo chiederesti se il mio amante fosse un ragazzo?”
“Certo,” risponde per lui Angelica, “in una tresca sono quasi sempre le donne a rimetterci”.
“Mi state dicendo che devo rinunciare alla donna che amo?”
“Innanzitutto, da domani la somministrazione della pillola alla tua amica è sospesa. Abbiamo scelto la data del colloquio proprio per terminarla senza causarle problemi di salute,” dice Rinaldo.
“E sono d’accordo che d’ora in poi dovrai ingoiare la pillola davanti a papà tutte le mattine,” aggiunge Angelica, “in alternativa, dovrai gettarla nel water”.
“E speriamo di non avere contraccolpi,” conclude Rinaldo.
***
Tre giorni dopo l’annunzio di Yasmine a Laila della sospensione della somministrazione della pillola, e la fine della relazione tra le due – Laila aveva palesemente dichiarato a Yasmine che solo per la pillola aveva rapporti con lei -, Giorgio, padre di Laila, va a far visita a Rinaldo.
“Mia figlia dice che ha rapporti con lei. Voglio dire, lei, Rinaldo, è il suo amante, ed aveva incaricato sua figlia di passarle la pillola di nascosto perché non rimanesse incinta. E quella perversa di sua figlia esigeva da mia figlia cose innaturali per dargliele. Avete usato mia figlia in due, disgraziati farabutti assassini!”
Rinaldo prima si arrabbia per l’accusa alla figlia, poi si mette a ridere.
“Lei ride del dolore di un padre che vede la figlia traviata, svergognata ed usata così?”
“Giorgio, posso dimostrare la mia innocenza facilmente. Per questo rido”.
“E come?”
“Chiamo mia moglie a testimoniare. Vuole chiamare anche sua moglie, così ci spieghiamo?”
“Non so se la sua ex-moglie sarà contenta di quello che udirà!”
“Io sono tranquillo. Se lei chiama sua moglie, risolviamo rapidamente il problema”.
Quando Elisabetta, moglie di Giorgio e madre di Laila, arriva, incontra Angelica, e le dice: “Signora, mi spiace soprattutto per lei. Ora capisco perché lei ha lasciato suo marito”.
Angelica sorride, e dice ad Elisabetta: “Le cose sono meno gravi di quello che pensiamo”.
Dopo che Giorgio ha ripetuto l’accusa, Angelica gli fa ascoltare la registrazione dell’intervista della figlia ed aggiunge: “Rinaldo non era in Italia la sera del 14° compleanno di vostra figlia. Era ad Istanbul. Caro, mostra loro il passaporto con i visti turchi, il conto telefonico e della carta di credito. Tutto questo dimostra che lui mi ha mandato un MMS della Suleimaniye nel primo pomeriggio; poi ha saccheggiato la libreria del Museo Topkapi; mangiato al ristorante la sera; ed infine di notte ha telefonato a diverse persone dalla zona di Galatasaray – probabilmente dalla camera dell’albergo. Come potete vedere, Rinaldo non poteva sverginarla”.
Giorgio ed Elisabetta ne convengono; ma Giorgio insiste: “E le pillole? Ed i rapporti tribadici?”
Rinaldo risponde: “Mia figlia ha fatto tutto questo a nostra insaputa, perché convinta di aiutarla ad essere felice. Non si era resa conto che quello che era iniziato per curiosità era poi diventato un’imposizione”.
“Inoltre, sarebbe opportuno interrogare separatamente le nostre figlie,” osserva Angelica, “Perché per una donna lesbica l’orgasmo non ha la centralità che ha per un uomo eterosessuale. Potrebbe darsi che quelli che sono stati chiamati ‘rapporti tribadici’ si rivelino infine affettuosità che due amiche potrebbero scambiarsi in pubblico senza scandalo, e che mia figlia, innamorata com’era, avesse sopravvalutato”.
“Anche i poeti che erano infelicemente innamorati sopravvalutavano le poche gentilezze che le loro amate elargivano,” osserva Rinaldo, “Non sono solo le donne che possono avere un piacere squisitamente cerebrale, appagante come un rapporto fisico”.
“In ogni caso, ci spiace per questa storia. Abbiamo già spiegato a nostra figlia che stava sbagliando. Se ci sono danni da risarcire, provvederemo,” conclude Angelica.
“Forse non ci saranno,” dice Giorgio, e lui e la moglie salutano Rinaldo ed Angelica. Quando gli ospiti sono usciti, Angelica dice a Rinaldo: “Ci voleva un gran fegato a ridere di fronte alle accuse di Giorgio! Complimenti!”
Rinaldo sorride di nuovo e dice ad Angelica: “Tesoro, non era fegato, ma la semplice esilarante constatazione che non ho bisogno di dare la pillola alla mia amante perché non ci resti”.
“Ahahahahah! Me ne ero dimenticata! Sei un vero Ribaldo!”
“Domani accompagno Yasmine a scuola e poi ti porto alla banca dello sperma. Ho ottenuto il permesso perché tu possa visitarla, intervistare i dirigenti, ed un donatore anonimo”.
“Che, guarda caso, sei tu”.
“Esatto. Senti, posso invitarti a cena stasera con la nostra bimba ed ospitarti stanotte? Così risparmiamo entrambi un bel po’ di chilometri, oggi e domani”.
“Non ho preso la pillola,” dice sorridendo Angelica.
“Non serve,” risponde sorridendo Rinaldo.
*** The End ***



Nota: le persone che si chiedono come possa Rinaldo dare il suo sperma ad una banca, ma essere sicuro che non corre il rischio di mettere incinta nessuna donna con cui vada a letto, sappiano che lui soffre di “impotenza eiaculatoria”.
E’ la versione maschile della situazione comune a molte donne, che non godono della penetrazione vaginale, ma della masturbazione od altre pratiche erotiche sì.
Non dà il paradiso un uomo che ne soffre, perché la sua donna alla fine si sente umiliata – la sua tipica imprecazione è: “Cos’ha il materasso che io non ho?”
Per questo Rinaldo è divorziato, ed evita con le donne rapporti sessualizzati.

sabato 1 maggio 2010

Fedra, Teseo, Ippolito in Euripide

Sto studiandomi la figura mitologica di Fedra, la cui vicenda si può riassumere così: figlia di Minosse re di Creta, aveva sposato Teseo re di Atene.

Ma Teseo aveva già un figlio, nato da Ippolita regina delle Amazzoni, e chiamato appunto Ippolito. Fedra si innamora del figliastro, il quale la respinge; e temendo ella che il tentato approccio disonori sé ed i suoi figli, decide di anticipare la rivelazione impiccandosi e lasciando una lettera che accusa Ippolito di averla violentata.

Teseo crede alla lettera, esilia Ippolito, e lancia contro di lui una maledizione che fa sì che Posidone faccia uscire un gigantesco toro dal mare, che spaventerà i cavalli del cocchio di Ippolito, che imbizzarriti lo trascineranno fino ad ucciderlo.

Solo allora Teseo saprà la verità - ma non gli ridarà né moglie né figlio.

Sono state date varie interpretazioni di questo mito; io ne propongo una personale: Fedra cerca nel suo uomo un partner del complesso edipico - ovvero un padre da ammirare ed amare, ma sessualmente inaccessibile, che le consenta di completare la sua maturazione psicologica.

Teseo, purtroppo, non è all'altezza del ruolo: basti pensare a quello che ha fatto ad Arianna, che è stata abbandonata sull'isola di Nasso. Nel migliore dei casi, egli non ha raggiunto la costanza dell'oggetto, e questo gli permette di essere tanto "sbadato".

E quando Ippolito verrà accusato di aver violentato Fedra, Teseo non farà quello che tutte le persone prudenti gli consigliano - cioè aver pazienza ed indagare con mezzi naturali e soprannaturali prima di emettere una sentenza. Sembra invece ansioso di approfittare dell'occasione per disfarsi di una persona che gli stava facendo ombra.

Ippolito è decisamente più maturo di Teseo: si dedica alla caccia, all'atletica, all'ippica; e la sua devozione alla dea Artemide è un tentativo di autotrascendersi. Lui ha un Super-Io molto forte, ed è molto più adatto di Teseo ad interpretare il ruolo del partner del complesso edipico.

Per questo Fedra se ne innamora. Ma la sua sfortuna è che Ippolito, per completare la maturazione psicologica di Fedra, deve rifiutarla, allo stesso modo in cui il padre deve respingere la figlia per farle superare il complesso edipico.

Per giunta, Ippolito non è perfetto: il suo Super-Io è forte, ma non abbastanza maturo da comprendere che anche la devozione ad Afrodite dà l'occasione di autotrascendersi. Anche in società non cristiane come l'Atene di Euripide capitava di trovare persone per cui la virtù passava per l'astinenza anziché la pratica sessuale.

Il Super-Io di Ippolito non ha ancora completato l'integrazione dei suoi precursori sadici: questo rende il personaggio privo di empatia, misogino, e distruttivo nei confronti della matrigna. Una persona più matura sarebbe stata capace di gestire la situazione senza portare Fedra alla disperazione - ed è quello che dovrebbe fare un padre nei confronti dei sentimenti edipici della figlia, cioè contenerli pur continuando a volerle bene.

Questo Super-Io maldestro permette però ad Ippolito di non disonorare la matrigna mantenendo il giuramento di tenere segreta la passione di lei per lui, e di affrontare serenamente l'esilio e la morte non meritati. Teseo non ne sarebbe stato capace, e Fedra si era resa conto che il bambino dispettoso e capriccioso della famiglia era lui.

Non è necessario quindi sostenere che Fedra ed Ippolito rappresentano due metà sezionate (uno psicologo direbbe: due parti scisse) di un unico personaggio, anche se la struttura della tragedia "Ippolito" mostra una certa simmetria tra i due.

Per me i due personaggi sono perfettamente credibili anche da soli. Purtroppo, vengono devastati dal loro incontro.