mercoledì 22 aprile 2009

Ragionevole ingiustizia?!?

Trovo sempre meno gradevoli le posizioni che esprime Ugo Volli nei suoi articoli sulla newsletter dell'UCEI; qui elenco solo alcune delle perplessità che suscitano in me.

1) da: http://www.moked.it/unione_informa/090211/090211.htm

(quote)

Più interessante sul piano del significato delle parole è chiedersi perché l’ebraismo dovrebbe identificarsi con la sinistra e questa con “l’uguaglianza”. E’ un’identità spesso proclamata, ammetto di averlo fatto anch’io per anni da ragazzo. Nella Torah e nei profeti ci sono straordinari spunti di giustizia sociale, questo è pacifico. Ma giustizia e eguaglianza sono concetti molto diversi. Kadosh, una parola chiave del nostro linguaggio religioso, prima ancora che la santità indica la distinzione, la differenza. Il nome dei farisei, da cui deriva il nostro ebraismo dell’esilio, probabilmente rimanda anch’esso alla distinzione. E le nostre regole alimentari, sui tessuti e sui semi da non mescolare, sui regimi matrimoniali di levim e kohanim, perfino la restituzione dei territori ai proprietari originali nel giubileo, ecc. ecc.: tutto questo richiama evidentemente all’idea fondamentale che persone e cose hanno una loro identità che non va confusa, nonostante le ragioni di funzionalità. Del resto, non siamo accusati da sempre perché non ci mescoliamo agli altri, perché siamo ostinatamente diversi? Il tema è infinitamente più complesso di quel che si può dire qui, ma è difficile sostenere che l’ebraismo debba per definizione essere identificato con l’eguaglianza – o peraltro con qualunque altra definizione di sinistra, si tratti di anticapitalismo, pacifismo, vicinanza a chi lavora o anche realizzazione della giustizia in terra.

(unquote)

Il titolo dell'articolo da cui è tratto questo brano è "Ma chi l'ha detto che siamo di sinistra?", e sintetizza molto bene il pensiero dell'autore. Tra parentesi, lo stesso Norberto Bobbio aveva detto che la differenza tra sinistra e destra è che la sinistra è egualitaria, la destra no - perciò la sinistra deve per forza identificarsi con l'eguaglianza, e perciò l'articolo di Ugo Volli dichiara con logica e coerenza che, poiché l'ebraismo non è egualitario, l'ebreo non può stare a sinistra. E dovrò riparlare anche del fatto che lui afferma che l'ebraismo non intende realizzare la giustizia in terra.

2) Da: http://www.moked.it/unione_informa/090325/090325.htm

(quote)

E’ particolarmente interessante (...) il paragone di Yehoshuah fra i personaggi alla Gideon Levy e i religiosi antisionisti alla Naturei Karta (...). La ragione del loro antisionismo, e di quello più serio di molti altri haredi (...), ha proprio a che fare con l’ _“ingiustizia”_ richiamata nel dibattito da cui siamo partiti. Ben Gurion sapeva che per sopravvivere Israele doveva diventare uno Stato come gli altri, fare politica, esercitare la forza contro i suoi nemici, scegliere le alleanze possibili, anche se scomode. Per questo auspicava che Israele diventasse “uno stato normale con ladri e puttane”, secondo un’espressione celebre; e certamente questo desiderio è stato realizzato. Lo sanno anche i religiosi antisionisti, che proprio per questo pensano che Israele come Stato normale non andava proprio fondato e che solo l’arrivo del Mashiach avrebbe potuto evitare il livello di _ragionevole ingiustizia_ che tiene sempre assieme uno Stato. Non accettarlo “denunciare l’ingiustizia” nostra più di quella altrui (...) vuol dire in sostanza lavorare per la distruzione di Israele. Non per cattiveria, ma per eccesso di idealismo.

(unquote)

Ho tagliato un po' di osservazioni tra parentesi per sfoltire il brano, ed ho sottolineato l'espressione _ragionevole ingiustizia_, la quale, secondo Volli, "tiene sempre assieme uno stato".
Ho studiato Giurisprudenza (ordinamento quadriennale), pur senza laurearmi e, pur lavorando a tempo pieno, ho sostenuto 17 esami su 26 in quattro anni, tra i quali Filosofia del Diritto e Diritto Costituzionale.

Mai ho trovato la teorizzazione della "ragionevole ingiustizia" nel mio corso di studi. Nelle pagine di Google in italiano, l'unica che contiene l'espressione è proprio quest'articolo di Ugo Volli - il che fa pensare che nessun moralista (filosofo della morale), nessun giurista e nessun politologo (Volli è un semiologo) del nostro paese abbiano mai osato sostenere una simile bischerata, e lo studente che ci prova ad un esame non lo passa.

Il Dizionario di Politica di Bobbio, Matteucci e Pasquino non parla di "ingiustizia", ma di "giustizia"; ed a leggerne la voce (opera di Felix Oppenheim), appare che le controversie tra le diverse dottrine etiche, politiche e giuridiche sono sui diversi concetti di giustizia, non su cosa può rendere ragionevole l'ingiustizia.

Mi sono letto filosofi come Immanuel Kant, Karl Marx, John Rawls, Amartya Sen, Richard Merwyn Hare; tutti si preoccupavano della giustizia, e consideravano l'ingiustizia come un male da evitare.

Certo, c'è anche un Von Hayek che avverte che il fenomeno noto come "eterogenesi dei fini" deve far diffidare da interventi troppo radicali, che potrebbero rivelarsi controproducenti, ma ciò non lo ha mai portato a teorizzare la "ragionevole ingiustizia", anzi: lui sostiene (nel capitolo 11 de "La società libera") che il moderno concetto di "Rule of Law" (grossolanamente equivalente a "stato di diritto") deriva dal concetto greco di "isonomia = leggi uguali per tutti", che era caratteristica saliente della libertà nella città di Atene, e che non consente certo l'esercizio di qualsivoglia "ragionevole ingiustizia".

Teorizzare una "ragionevole ingiustizia" va oltre i limiti del pensiero conservatore, che pure diffida della capacità dell'uomo di creare il proprio destino, e tende a venerare il potere politico del momento, perché anche i conservatori più incalliti si rendono conto che un potere basato sull'ingiustizia (per quanto "ragionevole") non può durare e non si può tollerare. Non per niente il pensiero conservatore si è molto preoccupato dei limiti istituzionali da dare al potere politico.

Se noi cerchiamo in Google l'espressione inglese "reasonable injustice", noi scopriamo che è un falso amico di "ragionevole ingiustizia". Prendiamo ad esempio un brano di questo documento:
http://www.sagtwp.org/community/PDF_Files/App%20BOA.pdf

(quote)

5. The granting of the variance requested will do substantial justice to the applicant as well as no reasonable injustice to other property owners in the areas, and, no better alternative would give substantial relief to the applicant.

(unquote)

Traduciamo cadendo nell'imboscata del falso amico:

5. L'approvazione della variante richiesta [al piano regolatore, NdR] renderà giustizia sostanziale al richiedente, e nessuna ragionevole ingiustizia agli altri proprietari di immobili nell'area, e nessun'alternativa migliore darebbe sostanziale soddisfazione al richiedente.

Vedete che il brano non ha senso: la "ragionevole ingiustizia" viene vista come una cosa da evitare, mentre l'aggettivo "ragionevole" ha un valore positivo. Probabilmente qui l'aggettivo "reasonable" va inteso come "razionalmente prevedibile o giustificabile", ed allora il brano va tradotto così:

5. L'approvazione della variante richiesta [al piano regolatore, NdR] renderà giustizia sostanziale al richiedente, e nessuna ingiustizia razionalmente prevedibile agli altri proprietari di immobili nell'area, e nessun'alternativa migliore darebbe sostanziale soddisfazione al richiedente.

Ed ora il brano ha senso.

Eccezione alla regola sembra essere questa pagina web: http://www.eupjournals.com/doi/abs/10.3366/hls.2007.6.2.177?cookieSet...

Solo la prima pagina del documento è leggibile a gratis, e mostra che l'articolo è la critica ad un libro che dice a chiare lettere che Israele non è una democrazia, ma un'etnocrazia. Non volendo spendere i 18 dollari necessari per leggere l'articolo intero, mi sono arrangiato con l'estratto che ha messo a disposizione Google, che recita:

(quote)

the notion of reasonable injustice may find its final refuge in ‘second best’ moderate ethnocracy which would be able to postpone indefinitely the legal ...

(unquote)

ovvero: "La nozione di ragionevole ingiustizia può trovare il suo ultimo rifugio nella 'subottimale' etnocrazia moderata, capace di rinviare alle calende greche la legale ... [eguaglianza di tutti i cittadini ad onta della loro etnia? NdR]"

In una parola: la nozione di "ragionevole ingiustizia", di cui Ugo Volli si fa portavoce, si trova solo in una corrente del pensiero politico israeliano che non ha nemmeno la dignità che si riconosce universalmente al pensiero conservatore, e che farebbe certo inorridire l'autore di Deuteronomio 16:18-20 (l'incipit della Parashat Shoftim - traduzione del rabbino Dario Di Segni, z. l.):

[18] Porrai dei giudici e dei funzionari in tutte le tue città, che il S^gnore tuo D%o ti concede, per ogni tua tribù, e giudicheranno il popolo con vera giustizia.

[19] Non torcere il diritto, non aver riguardi di sorta e non farti corrompere perché il prezzo della corruzione accieca gli occhi dei saggi [letteralmente: "non accettare doni perché ogni dono accieca gli occhi dei saggi" - nota di Di Segni] e rende tortuose le parole dei giusti.

[20] La giustizia, la vera giustizia seguirai affinché tu viva ed erediti la terra che il S^gnore tuo D%o sta per darti.

Se questo per Ugo Volli significa che l'ebraismo non è interessato alla giustizia in terra ... Non è che l'Occupazione sia il "prezzo della corruzione" che "accieca gli occhi dei saggi"?

In altro post ho parlato del libro di Gustavo Zagrebelsky, ex-giudice costituzionale, nonché presidente emerito della Consulta, "La legge e la sua giustizia" (il Mulino 2009), e ritengo questo brano particolarmente interessante al nostro proposito (tratto dalla pagina 32):

(quote)

La legge e la sua giustezza, dunque. La giustizia assoluta travalica i limiti delle possibilità del diritto posto dagli uomini e sarebbe perfino pericoloso appellarsi a una sua qualche nozione, nelle società pluraliste basate sulla libertà. Ma una legge che non pretendesse una sua <> sarebbe qualcosa non solo di ingiustificabile e assurdo, ma anche di contraddittorio rispetto alla sua stessa natura. Sarebbe cioè non un legame sociale, ma una minaccia disgregatrice che produce violenza ed evoca altra e contraria violenza.

(unquote)

Aggiungiamo il fatto che Zagrebelsky ha pubblicato un capitolo del libro "Lezioni Bobbio. Sette interventi su etica e politica" (Einaudi 2006) dal titolo: "Giustizia. Il rifiuto dell'ingiustizia come fondamento minimo", e ci rendiamo conto della grande stupidità dell'intervento di Ugo Volli.

In altro brano del libro, Gustavo Zagrebelsky osserva che nemmeno le dittature più feroci hanno mai osato proclamare apertamente di perseguire l'ingiustizia. Una persona così sprovveduta da prendere sul serio la locuzione "ragionevole ingiustizia" usata da Ugo Volli finirebbe col concludere che Israele è l'unico paese al mondo ad aver rotto questo tabù, e perciò merita di essere odiato come nessun altro al mondo.

"Dagli amici mi guardi Id%io, che dai nemici mi guardo io", dice un eccellente proverbio.

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